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Books
Category:
Philosophy, Psychology
Year:
2010
Cultura animi : scritti in onore di Roberto Cotteri = Festschrift für Roberto Cotteri
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Page 149 of 540
Author: Cotteri, Roberto [Gefeierte Pers.] ; Akademie Deutsch-Italienischer Studien (Meran) / [ed. curata dall'Accademia di Studi Italo-Tedeschi sotto dir. di Ivo de Gennaro ...]
Place: Merano
Publisher: Accademia di Studi Italo-Tedeschi
Physical description: XXXIII, 499 S. : graph. Darst.
Language: Deutsch; Italienisch
Notations: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. Studi italo-tedeschi : collana di monografie dell’Accademia di Studi Italo-Tedeschi = Monographische Reihe der Akademie Deutsch-Italienischer Studien = Deutsch-italienische Studien ; 19
Intern ID: 615266
stampare che per far sapere a quanti piu si puó quello che sappiamo noi». Non sfugga in queste parole il facile francesismo, cosi caratteristico di quel momento storico: tout le mond. Ma l’importante era comunicare, non salvaguardare un astratto ideale di italianità linguistica. Non mancarono le reazioni: il nuovo classicismo di Vincenzo Monti, di Paride Zaiotti; e il purismo di Antonio Cesari e Basilio Puoti. Ma il terzo fondamentale autore da citare, dopo Dante e Bembo, è Alessandro Manzoni

un avido lettore di romanzi francesi quale fu Vittorio Alfieri scrisse che di leggibili, in Italia, non ve n’erano. Lo stesso Ortis di Foscolo, con la sua prosa enfatica e sopra le righe, non poteva certo costituire un modello narrativo. La prima scelta di Manzoni fu per il «toscano- milanese» della prima edizione dei Promessi sposi (1825-27). La seconda e definitiva fu per il «fiorentino parlato dalle persone colte» della seconda edizione (1840-42). L’approdo a quesfultima fu il frutto d’un

ripensamento radicale. Manzoni ormai voleva andare oltre la letteratura, e proporre una lingua che fosse la lingua parlata da tutti gli italiani. La «questione della lingua» non era piú soltanto, per lui, una questione letteraria, ma riguardava tutti gli strati della “nazione” italiana. Si trattava ormai di «nazionalizzare le masse» (per dirla con parole di George L. Mosse), e la diffusione anche tra il popolo di una lingua comune era a tal fine uno strumento essenziale. Suoi interventi pubblici

sulfargomento si ebbero nel 1847 e nel 1868, e oltre. Lo scritto del 1868, Dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla, fu steso su sollecitazione ministeriale. Firenze era diventata capitale del nuovo Stato unitario; e Manzoni - che guardava alla funzione avuta da Parigi in Francia, e coltivava una concezione settecentescamente “contrattualista” della lingua comune - sperava che ció accrescesse l’autorità di un’analoga funzione della città toscana in Italia. Progettó anche i modi di diffusione

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