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Title A - Z
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Books
Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 125 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
dell’epoca, apparve tale da poter competere colle più splendide reggie del tempo. Quanto di meglio in quel momento onorava l’arte italiana, lavorò per il Castello del Buon Consiglio. Le vaste sale, i loggiati, gli scaloni furono dipinti a fresco da Gerolamo Romanino, da Domenico Riccio detto il ‘Brìisasorei: dai due Palma, il giovane ed il vecchio: da Marcello Fogolino: dai ferraresi Dossi, dal Farinato, e perfino dal grandissimo Giulio Romana, l’emulo di Michelangelo. Il cardinale Clesio, che

oltre essere un uomo munifico, liberale, era un artista ed un gaudente, lasciò ai pittori, che lavorarono nelle sale e nelle loggie del nuovo castello, la più ampia libertà di soggetti e di metodi: ond’è che tutta la mitologia greco-romana, ardita e naturalista, venne, nei mille suoi episodi, illustrata sulle pareti e in ogni parte di quel castello destinato ad essere sede di una corte essenzialmente ecclesiastica. 1 nudi più arditi e scene della realtà più assoluta fra satiri e ninfe, fra pastori

e dee, fra naiadi e tritoni, fra Venere e Marte, adornarono e rallegrarono per molti anni le ampie sale del Castello; ma un bel giorno, indetto il sacro Concilio, dovendo o volendo il cardinale Cristoforo Madruzzo, successo al Clesio, dare ospitalità nel Castello ai porporati ed ai più illustri dottori della Chiesa, preso da un certo scrupolo per tutte quelle pitture, contrarie alla purezza dei costumi che i padri del Concilio sì diceva fosser chiamati ad instaurare nel cattolicismo, chiamò Daniele

Riccia relli, detto il Volterrano , a ritoccare, a correggere, a ricoprire di panneggiamenti,'di pudiche fronde, di foglie, le nudità, le soverchie arditezze dipinte dagli altri pittori. Fra gli ospiti insigni che il cardinale Clesio ricevette nella sua nuova reggia, va citato per il primo l’imperatore Carlo V, che nel 1530 si trattenne, con tutto il suo seguito, per otto giorni nel Castello del Buon Consiglio: e dopo l’imperatore vi iu don Giovanni d Austria, che doveva poi essere il comandante

supremo della fiotta alleata alla battaglia di Lepanto: e durante il Concilio una infinità di principi e magnati, fra cui don Filippo, infante di Spagna, e i figli di Ferdinando re dei Romani, nipoti all’augusto figlio di Juana la Loca. E per finirla, nei fasti del Castello del Buon Consiglio son rimaste celebri le feste date dal cardinale Madruzzo suddetto, nell’occasione della sua prima messa: e le teste date dall’ultimo dei Madruzzo, Carlo Emanuele — per compiacere alla bella Claudia •»Particella

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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 126 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
a spazzar via tutto. Negli appartamenti sgombrati dal principe vescovo riposarono i sanculotti di Joubert. Abolito di fatto il principato ecclesiastico, il Castello del Buon Consiglio fu, senza riguardo alcuno alle sue memorie storiche ed artistiche, tramutato in una caserma, nella quale a seconda delle varie vicende, alternaronsi francesi e tedeschi, finché vi rimasero e vi sono tuttavia questi ultimi padroni assoluti, dopo averlo consacrato col sangue di ventuno giovani trentini e della

campagna, trovati dalla soldatesca nei pressi di Castel Toblino, armati e pronti ad accorrere in Lombardia ove si pugnava per l’indipendenza della Patria, e fucilati in massa nella gran corte del Castello, la mattina del 15 aprile 1848. Compiutovi quel lavacro col sangue italiano la soldatesca austriaca si trovò forse meglio nel Castello del Buon Consiglio. Inutile dire, che nel succedersi di tante generazioni di soldati, di tutto quello che d’artistico abbelliva l’interno del castello, stucchi

vassalli, dove i servi ad ogni porta s’inchinavano sul passaggio del principe, risuonano le gride, le bestemmie, le risate, le canzonacele di tutta quella gio ventù accasermata: alla campana che suonava l ’Angelus della sera e quello del mattino, l’ora della refezione e quella' del succulento pranzo vescovile, si' è sostituita la tromba del picchetto, che suona i segnali delle varie fazioni — e la memoria dell’antico splendore della sua vita passata va per il Castello del Buon Consiglio ogni giorno più

perdendosi nell’abbrutimento della sua trasformazione in caserma. Nella spianata, davanti al Castello, del Buon Consiglio, presso un gruppo d’alberi, sta, mezzo interratale lasciata in abbandono, un’antica arca sepolcrale: chi vi fosse dentro, o chi vi sia ancora,'non ho curato di appurare. Certo però, quell’arca è là da molti' secoli; da quando cioè il Castello del Buon Consiglio era all’apogeo del suo splendore. Allora, la vista di quella tomba dev’essere stata di richiamo malinconico ai gaudenti

signori, ai cortigiani che dimo ravano nel Castello e si affacciavano alle sue finestre — e forse qualcuno di essi avrà pensato, senza osarlo, di far rimuovere' di là il molesto memento. Allora, fra la tomba e il castello ci doveva essere una corrente antipatica: oggi, quella corrente si dev’essere dileguata: quei due monumenti si guardano senza rancore^ l’uno non invidia più all’altro il suo splendore, la sua vita, e questi non rinfaccia più alla tomba la tristezza che ne emana. Oggi quei due monu

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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 124 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
che ove sorge ora questo castello, e più precisamente là dove s’alza l’antico torrione rotondo, sorgesse ai tempi romani una rocca a riscontro della Verruca; e se si considera la posizione rispettiva dei due, colli frontéggianti l’un l’altro, e fra. di loro l’Adige, che non peranco stretto dalle arginature nell’alveo attuale, dilagava a capriccio nel mezzo della'vallata; se si considera . tutto ciò, la ipotesi appare ragionevole, perchè le due rocche così poste, validamente avrebbero sbarrato

il passo a chiunque dall’Alpi per quella via fosse sceso in Italia. Ma dell’origiiie romana di questo castello, nulla oggidì havvi che parli in modo positivo all’infuori della vaga tradizione, che attraverso i secoli scese fino a noi, e delle induzioni dei dotti. Lo stesso torrióne rotondo, antichissimo, sebbene lo si chiami torre d’Augusto, è evidentemente opera dei tempi di mezzo, sorta forse sulle fondamenta dell’antica opera romana. Nei tempi peggiori del medio evo, il Castello di Trento

il nome di Ca stello vecchio. Verso la metà del secolo decimo- quinto i vescovi principi di Trento pensarono a fare di Castello vecchio la residenza della loro corte. Primo fu il vescovo Giorgio di Flach, che muni di torri e di propugnacoli il Castello vecchio : continuò l’opera sua Giovanni di Hinderbach (1465-1486) che cominciò i lavori del Castello nuovo: ma il merito di avviare vigorosamente la grande opera e condurla a termine spettò al principe vescovo cardinale Bernardo desio, il quale

anche oggidì si ammira e che fa di questo Castello uno dei piu bei campioni del genere. Basta osservarlo per persuadersene. La vecchia rocca colla torre d’Augusto, vennero, per una continuazione di fabbriche, riunite ed incorporate in una sol massa: tutto l’edificio prese il'nome di Castello del Buon Consiglio, perchè i-véscovi principi che v’abitavano e vi tennero corte, , non potevano ammettere che il Toro governo non fosse più che- umano, di buon consiglio — e per le lodi che ne cantano

il Mattioli ed altri cronisti Trento — Loggia interna del Castello.

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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 159 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
paese dello stesso nome, presso la sponda sinistra del Noce — tacendo parte, insieme a Mezzolombardo, del Campo Rotaliuno, nel quale, secondo quanto ne dice il buon Paolo Diacono, nella sua cronaca, che è l’epicedio delle genti longobarde, i Franchi discesi nel 777 scon fissero ed uccisero il longobardo Magilone conte di Lagare. — Una parte del castello di Mezzacorona è ben conservata e rimodernata: ma la parte più antica che esisteva, vuoisi, prima della metà del secolo ottavo, e la rocca che

resi denza estiva. „ Altri castelli di questo distretto, non senza importanza per la storia paesana, sono quello di Molveno — presso il paese suo omonimo — appartenente già alla famiglia dei signori di Stenico, spentasi verso il 1400. Il castello di Beiforte, oggi in rovina completa, sopra una punta rocciosa fra Spormaggiore e Cavedago. Anticamente dicevasi soltanto castello di Sporo antico (Spauf) ed appartiene alla famiglia tedesca di questo nome, importatavi, come tante altre, in queste valli

, dai conti del Tirolo. Il castel Bellagio, posseduto dal quattordicesimo secolo in poi dai conti Khuen di Monaco: il castello di Sporo Sant’Anna — fra i due paeselli di Spor maggiore ,e Spor minore, appartenenti essi pure alla famìglia suddetta — ed ora abbandonato alle ingiurie del tempo e degli uomini: il castello di Ermo, sotto il paesetto di Denno, e del quale non rimangono se non pochi ruderi, dal punto di vista archeologico senza importanza. Il castello di Tono (Thunn) sulla vetta d’un alto

colle — seicento metri— sopra il paesello di Toss, mostrasi maestoso, imponente: al principio della valle di Non, ed appar tiene alla illustre famiglia dei conti di Tono — che vescovi, principi, canoniche capitani diede alla città nativa — ed oggi, ancora esistente, col nome di Thunn di Mezzacorona. Infine sul cocuzzolo d’un poggio presso la Rocchetta, veggonsi ancora gli-avanzi della torre d’una rocca romana, detta castello Visione, perchè vuoisi che di là, mediante certi segnali, i presidii romani

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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 87 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
Trento ed il Trentino cotesto Aliprando, inspiratore di versi tanto pietosi e gentili da meritare d’essere tramandati fra i secoli, di generazione in generazione. Alla morte del principe vescovo Carlo Emanuele — quello stesso coinvolto nella pietosa leggenda di Claudia Particella e di Castel Toblino — ultimo di casa Madruzzo, la proprietà del castello rimasto feudo della Mensa vescovile di Trento passo per trattative alla lorenese Carlotta di Lenoncourt: indi da questa alla famiglia del

Carretto da Finale — che ne vendette, dodici anni or sono, gli avanzi ad un signore di Trento, il dott. Francesco Larcher. Quale fosse questo antico castello, per tante ragioni rammentato nella storia del Trentino, ancora due o tre secoli or sono, vai la pena di trascriverlo da ciò che ne riferisce il crona chista Mariani, in un brano curioso del suo: Trento con-il sacro Conalio. « Castel Madrutio — scrive il Mariani — è posto sul sentiero del monte che domina « vai di Cavedine. È di fabbrica in isola

. «Sotto il castello verso ostro sta il.-villaggio Madrutio, che dipende; et a ponente « sta in declivio un gran parco piantato d’alberi, che per essere cinto di mura, serve non « men di serraglio per la caccia. Nel resto il castello ha il suo recinto con balouardi; è pro- « visto di pozzo e cisterna, d’acqua et ha un molino da mano. Si come nell’arsenale stanno « varie armature di guerra et alcuni pezzi di cannone, non essendovi più quel grande detto « la Madrutia, al peso di 7500 libre, il tutto

s’è devoluto questo castello, per linea « femminile ne’marchesi di Lenoncourt che lo ritenevano dallà Mensa Episcopale di Trento, « Patrona del dominio diretto. Cosi un castello stato per. tanti anni da fama e il fasto de’Ma- « drutiani Principi, e dove soggiornarono i figli dell’imperatore Ferdinando primo, in tempo che '« il baron Giovanni Gaudentio Madrutio fu loro aio, al presente non tiene altro di Madrutio « che il nome. Tanto , è vero, che Omnia oria occidunt, et aucta senescunt, dice

Sallustio. » E con questo di casa Madruzzo e del suo castello, per ora, basta. Nei dintorni di Vezzano si mostrano due dì quei pozzi glaciali, simili, à. quelli che già vedemmo sulla strada di Nago e di Loppio, detti «marmitte dei giganti». Uno di essi e il più notevole, detto dalla gente del paese buco di Maria la morta, fu scoperto dal chiaro geologo

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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 370 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
di due partirla Gorizia pecchia, che si appoggia ! al lieve pendìo d’un-colle, alto poco, meno di duecento metri, sul quale è dominata dal vecchio ’ castello de’suoi conti: la Gorizia nuova, invece, si stende per-la piana, verso Tlsonzo. Il castello di Gorizia, dal quale si gode il miglior panorama della città, data dal sècolo XII. ' È una costruzione forte, pesante ancor cinta da una triplice muraglia è mostra dei solidi bastioni. Certamente fu fabbricato sopra costruzioni più antiche e fors’anche

di-origine romana, i I conti di Gorizia vi dimorarono per molto tempo: e quando p*er gli accresciuti domini se i ne tennero lontani, o per l’estinzione della loro famiglia la contea passò alla casa d’Austria, ; vi mantennero un burgravio, custode e capitano del castello, con potestà immediata sui gastaldi, sparsi, nei vari distretti rurali, i quali, oltre ad amministrare una cervellotica giustizia, taglieggiavano coi censi, canoni, decime,'la popolazione nèll’interesse loro, del burgravio, del conte

e dell’Impero. Qh! era proprio una delizia,, per le. popolazioni, quel sistema feudale! Dal: castello si domina d’un sol colpo d’occhio l’intera città. La parte vecchia, addos satesi al colle, ha viuzze.strette, irregolari, non eccessivamente pulite: le cui case'sono in parte di tipo veneto e parte di struttura arieggiarite il tipo .tirolese. Nella Gorizia nuova, che s’allarga sul. piarlo, di fronte al castello, abbondano le costruzioni moderne, senza stile,' senza carattere speciale. Ve ne sono alcune

6
Books
Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 155 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
, a sinistra dell’Avisio e sopra una roccia di porfido quarzifero, isolata nel mezzo della valle, sorgono ancora gli avanzi dello storico castello di Segonzano,, eretto da Rodolfo Scancio nel 1216, intorno ad una rocca d’origine romana e della quale, benché minacciante rovina, si vede anche oggi l’annerito e mozzo torrione. Il punto impor tante nel quale il castello di Segonzano e quindi anche l’antica rocca sorgevano, a cavaliere, cioè, d’un’antica strada di scorciatoia per chi da Bolzano voleva scendere

a Lavis, si connette benissimo a quel piano di fortificazioni che — appare evidente — i Romani avevano ideato ed in parte attuato nel Trentino, per arrestare la marcia delle orde barbariche, quando dalle nevose vette dell’Alpi minacciavano scendere nelle ridenti valli dell’Adige, del Brenta, del Po. Gli Scancia, i Rottemburgo, i Lichtenstein, i signori da Prato, successivamente, abbellirono, ingrandirono, fortificarono questo castello, per modo che sino alla fine del secolo scorso era considerato come

un modello del genere. Occupato nel novembre 1796 dagli austriaci, riti- ramisi nel Tirolo, fu dalla brigata francese, incaricata di molestare la loro ritirata, bombardato ed espugnato — ma in pari tempo anche incendiato e considerevolmente danneggiato. Oggi questo castello, ritenuto come un modello ed • un gioiello dell’architettura medioevale, avendo la famiglia dei signori a Prato, che prima ne godeva la giurisdizione, rinunciato a questa ed all’idea di restaurarlo — cosa che avrebbe importato non

lieve dispendio —• il castello di Segonzano giace in completo abbandono, e va man mano minando. Generalmente gli alpinisti ed i‘turisti percorrono il territorio di Cembra per recarsi nella bella e selvaggia valle di Fiemme o per compiere l’ascensione del monte Corno, la più in teressante per lo splendido, sorprendente panorama ch’essa presenta, di quante si possono compiere nei dintorni. ^ Il monte Corno veramente non appartiene al distretto di Cembra, bensì a quello di Cavalese in valle dì Fiemme

8
Books
Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 71 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
Trento ed il Trentino (’l dire che dalla posizione, vero nido d’aquilotti e d’avoltoi, del castello d’Arco e dai suoi contorni acuminati scoscesissimi, quali con un po’ di fantasia si ponno ricostruire anche oggidì, trasse l’inspirazione pel concepimento di quegli strani centoturriti castelli, piantati sull’orlo pi un precipizio $enza fondo, o sospesi quasi sulla vetta acuta d’una montagna, fra cielo -e terra, ! nei quali albergavano prigioniere o regine, le eroine, e contro cui combattevano

cavalcando sugli ippogrifì gli eroi' dell’immortale suo poema. Il castello d’Arco appartiene a questo genere di costruzioni medioevali leggendarie, pressoché fantastiche. Non ha nulla a che fare coi pesanti e tozzi manieri che s’incontrano in altre .parti d’Italia ed in ispecie nella regione subalpina. Sono infiniti gli assalti e gli assedi sostenuti nelle guerre feudali e dei Vescovi di Trento, contro gli Scaligeri e poi contro i Veneziani, dal castello d’Arco: l’ultimo di questi assedi fu al principio

restava, secondo il vecchio adagio, né una casa diritta, né una donna inviolata, né un campo non arso! Lieti ricordi delle guerre d’interesse dinastico, che oggidì, in pieno 1889, si vorrebbero rinnovare ai danni della libertà e dei diritti umani proclamati appunto un secolo fa, allo sfasciarsi degli ultimi tarlati avanzi della baracca feudale. * * Poco al di là di Arco, girato il poggio del castello, alla sua base, si trova il ponte del Sarca, e si entra così per la strada che volge a settentrione

, le pareti della valle e le dà un aspetto quasi sinistro. Lo scoglio a picco, sul quale poggiano i ruderi sparuti' e desolati del castello d’Arco, che per un po’avete di fianco alla sinistra, poi lasciate a tergo, contribuisce per la sua parte ad imprimere alla scena quel carattere di tristezza che subito vi colpisce. Nel.fondo della valle laequa del Sarca, che ai riflessi delle pietre in certi punti, par d’un verde di smeraldo, sp.u- meggia p trabalza fra i dirupi d’un letto tormentoso, con un continuo

9
Books
Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 146 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
che partendosi di là, si può fare all’antico e celebre — nelle storie trentine e veronesi : — castello di Mattarello. Questo sorge su un piccolo altipiano, ora detto Mattarello di sopra: ed in distanza mantiene ancora l’aspetto di una costruzione forte, solida e massiccia. Consiste in un palazzotto quadrato, annerito ed assai danneggiato dal tempo. In esso rifugiossi Siccone da Caldonazzo, quando - Federico d’Austria nel 1412 calò nella Val Sugana e se ne impadroni distribuendo feudi e possessi

a vari suoi ufficiali. Ebbe parte nelle fazioni degli Scaligeri e dei Veneziani contro i principi vescovi di Trento, ai quali in origine apparteneva. Dal castello di Mattarello, sopra un colle a sinistra dell’Adige, ad oriente di Caldano, scorgonsi gli avanzi del Castello di Beseno, dalla Mensa vescovile di Trento dato in feudo alla famiglia dei signori di Beseno. Dalla forma tozza, pesante sembra tuttavia una fortezza, resistente, incrollabile. Ma è un effetto ingannevole dell’apparenza esterna

e della distanza. L’interno è una delusione, tutto è rovina, tutto crolla: tutto è abbandonato. Del castello di Beseno, ormai può dirsi che fu come del tempo nel quale vanta i suoi fasti belligeri. Parce sepulto! * * La strada postale bellissima, eminentemente . pittoresca, che da Trento porta nella Val Sugana, a Primolano, nel Regno e di là dividendosi pro segue o per Bassano o per Feltre, vi mette anche di necessità a Pergine, capoluogo del distretto giudiziale omonimo,'; sulle rive del Fersina

posizione saluberrima, riparata contro i rigori dei venti nordici dai monti* che a settentrione ' le stanno alle spalle, e fre'sca nella state perchè chiusa fra ombrose vallate. La maggiore celebrità a Pergine venne dal magnifico suo castello feudalesche sorge ad oriente della borgata stessa, sul colle Tegazzo, tutto contornato di boschi di castagno, in estate ver deggianti e, freschissimi. È uno dei più belli del Trentino, e per molte vicende memorabile. Vi si giunge comodamente per una via

10
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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 82 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
opinione, che non mi premeva nè mi giovava di combattere. A che pro toglierlo da una convinzione che poteva essere una illusione, ma che purtroppo poteva essere anche una realtà? • , . . t Giungemmo cosi in quel largo della vallata'oltre le Sarche, che forma il bacino del piccolo lago di Toblino. Questo lago, col suo castello su un isolotto, quasi nel mezzo, e congiunto alla strada da 'una sottile lingua di terra, colla vallata verdeggiante che lo circonda e -serrandolo quasi ad anfiteatro, è uno. dei

trasporta chi può avere ancora viva nel l’animo la impressione di ben altre poderose e semplici .bellezze di madre natura. È bello questo paesaggio di Castel Toblino, del suo lago e della sua valle:.ma è di quel bello leccato che a me non fa più impressione, perchè me n’hanno riempiti gli .occhi quasi tutti i paesisti convenzionali e stucchevoli della scuola romantica. , Le storie trentine ci fanno antichissimo il castello di Toblino. Gli si dà addirittura una origine romana: e prima- ancora che fosse

possedimento romano, vuoisi, che intorno al lago, è sull’isolotto sopra il quale sorge ora il castello, fosse-una importante stazione lacustre di quelle popolazioni primitive che gradatamente poi si sparsero, per-la valle, del Sarca ed .in Anaunia. • * , Nei tempi di mezzo le notizie che si hanno di Castel Toblino risalgono ad un Oderico avo' di Turisendo da Toblino, in favore del quale si risolse col giudizio di Dio una quistione coi-signori d’Arco. In seguito passò alla famiglia del Campo: .indi

ai Madruzzo, che tenevano un altro e ben più forte castello al di là dei poggi che circondano il. lago di Toblino: in posizione alta, dalla quale si gode un colpo d’occhip maestoso: ed anche oggidì per la maggior parte in piedi.

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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 147 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
dei monti di Lavorone e di Folgaria, ai piedi dei quali stanno i laghetti di Caldonazzo e di Levico: vista incantevole oltre ogni dire. Il castello di Pergine appartiene al primo periodo del medioevo: si ritiene opera dei Longobardi, che lo avrebbero eretto in luogo del fortilizio antichissimo di I enna, opera romana distrutta, sembra, dai Franchi nel sesto secolo, e della quale oggi non si hanno più vestigia. Fino al secolo XI il castello di Pergine fu tenuto da signori feudali, per lo più

messi dagli imperatori tedeschi nei loro passaggi, o calate in Italia: signori generalmente stranieri e tirannici. Contro uno di costoro, Gundibaldo di Baviera, i perginesi, stanchi delle . vessazioni continue che loro erano imposte, si ribellarono chiamando l’aiuto di Vicenza. Fra le varie vicende sue, il castello di Pergine conta pur quella di essere stato impegnato dal vescovo guerriero Egnone, abbisognevole di danaro per le sue guerre, ad Albredo dei signori di Mezzacorona, per mille e duecento

lire piccole. Nel secolo XIII passò ai conti del Tirolo, che vi posero dei loro ufficiali con truppe tedesche, dopo che per opera di Siccone da Caldonazzo, militante pel marchese di Brandeburgo, n’ebbero cacciati i Carraresi di Padova, che v’avevano piantato dominio. Il cardinale Bernardo Clesio, cedendo certi diritti della Chiesa tridentina su Bolzano, lo ebbe in compenso dall’arciduca Ferdinando d’Austria: e da quel momento il castello di Pergine restò sotto la giurisdizione dei principi vescovi

13
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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 70 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
se non un paio di volte all’anno, in occasione delle grandi cerimonie di corte, alle quali per il suo grado deve presenziare. - • Il paese, o città d’A-rco, come taluno lo chiama, è alquanto appartato dalla vallata ove sorgono e la villa dell’arciduca Alberto ed i suntuosi alberghi. È raggruppato appiedi del poggio scosceso e franoso sul quale sorgono gli avanzi delle mure e dei torrioni dell’antico e famoso ' castello dei conti d’Arco, altra di quelle nobili famiglie italiane la cui storia ad ogni

, la cui mole di stile palladiano si presenta bene all’esterno, sia bello, e che vi si ammiri una buona tela ' del veronese Domenico Bru-, sasorci, il quale, tra parentesi, ha popolato di santi é di madonne le chiese e le'case di questi paesi. ' ■ . i Ciò che più di notevole presenta Arco, dopo le sue bellezze naturali, i suoi hòteh,' ] e sue splendide ville, è l’antico rovinato castello dei d’Arco: posto.su di un poggio di forma' strana, tutto scosceso, dirupato e dalla parte del Sarca, che lo rode

alle basi, tagliato a picco. Le origini di questo castello fra i più antichi /lei Trentino sono ignorate, o per lo meno contestate. C’è chi lo vuole di origine romana — e non è ipotesi mancante di fondamento se si considera la potenza raggiunta dalla colonia della tribù Fabia in questa regione — e .c’è chi lo vorrebbe fatto da Teòdorico, il fondatore della monarchia gota. Comunque sia nelle lotte medioevali il castellò d’Arco ebbe nel Trentino grande importanza: e doveva essere un forte e bello arnese

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Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
Ma anche senza cercare tanto alto, fino a Noè ed al diluvio, il Bondone ha la sua storia. I Madruzzo, dal loro vicino castello, da Calavino e da Cadine, venivano a farvi brillanti partite di caccia. Ed il Mariani, già tante volte citato, nel suo libro « Trento, il sacro Concilio e cose notevoli » narra che l’imperatore Carlo V, nel 1530, lo percorse in ogni senso cacciandovi ogni sorta di selvaggiume, sia di volatili che di quadrupedi. Il disboscamento sacrilego e venale, che come tanti altri

il quale il 17 feb- braio 1647 furono decapitate ed abbruciate, perchè dopo lè più atroci prove della tortura si erano dichiarate convinte di stregoneria, cinque donne di Villa r e dei dintorni, restando questo di Nogaredo uno dei più mostruosi processi eretti dall’idiotismo e dalla superstizione umana, che la Storia rammenti. Infine Nomi è uno dei paesi più antichi del Trentino: la sua chiesa esisteva già nel 1185: ed il suo castello ha forse origini romane. Fu tenuto a vicenda dai Castelbarco e dai

Busio : anzi lino di questi, Pietro Busio, durante la guerra rustica, scop piata nei Trentino sul principio del secolo XVI, fu, nel castello di Nomi, assalito dai suoi vassalli ed abbruciatovi vivo. È questo uno degli episodi caratteristici di quella breve, ma feroce jacquerie di cui allora fu teatro il Trentino. La valletta di Cei si apre sul fianco del Bondone, fra la Becca ed il Cornetto: ad oltre

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Books
Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 302 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
nidificanti nei fori e fra i crepacci inaccessibili delle roccie del Carso. La nota verde difetta alquanto in questo paesaggio, e non Li. si ritrova se non quando il custode vi spalanca la cancellata del piccolo parco abbracciante il castello, meno che dalla parte ove sopra una massiccia gettata, simile ad uno sprone, si protende nel mare. Miramar — Sala di ricevimento. Il parco, conte ho detto, è piccolo, ma grazioso, delizioso anzi: verdeggia di piante esotiche, ricche, singolarissime: ha antri, recessi

ombrosi, d’un verde intenso, che fan pensare con voluttà alla frescura vivificante della brezza marina, cui anche nelle più afose giornate della state colà «i respira. Il castello, o palazzo di Miramar (1), è una costruzione affatto moderna, il cui disegno fu dato dall’architetto Carlo Junker. Per sé stesso, come disegno, come costruzione ha nulla di straordinario. La sua fama,viene sopratutto dall’incantevole posizione, insuperabilmente bella, sulla quale sorge: dominante un’infinita distesa di mare

, a nord ed a sud: colla vista di Trieste e dell’intero suo golfo, come particolare più prossimo e distinto di quel quadro immenso, sconfinato. Dal terrazzo che gira intorno al castello, 0 da taluno dei grandi fine- (1) Vedi disegno a pag. 265.

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