¬L'¬ idea universale di Roma e la sua funzione europea nel mondo di lingua italiana e nel mondo di lingua tedesca : atti del XIV convegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 5 - 10 aprile 1976
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Author:
Akademie Deutsch-Italienischer Studien (Meran) ; Internationale Tagung Deutsch-Italienischer Studien <14, 1976, Meran> / Accademia di Studi Italo-Tedeschi - Merano
Place:
Meran
Physical description:
XIII, 271 S. : Ill.
Language:
Deutsch; Italienisch
Notations:
Parallelsacht.: ¬Die¬ universelle Idee Roms und ihre europäische Funktion in der italienischen und in der deutschen Sprachwelt
Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Subject heading:
g.Rom <Motiv> ; f.Kongress ; g.Meran <1976>
Location mark:
II Z 759/14(1976)
Intern ID:
62133
vuoi perché l’autore prescelto è indicativo di un ben preciso momento storico-culturale, vuoi perché le sue idee sono risultate determinanti nell’imporre una certa prospettiva ai contemporanei o quanto meno nel suggerire suggestioni con le quali si è poi dovuto, in un modo o nell’altro, fare i conti. Questo non è il caso di Dante Alighieri. Per Dante non puó trattarsi che di un omaggio alla sua eccezionale personalità di poeta, in quanto l’idea che egli ebbe di Roma in nessun modo potrebbe
essere as- sunta come esemplificatoria del suo tempo, neppure parzialmente, e neppure come momento di transizione tra il concetto che di Roma ebbe il Medioevo e l’idea che ne ebbe Í’Umanesimo: anzi, come vedremo, tin- gere di proto-umanesimo la concezione romana di Dante sarebbe un eser- cizio sopravvenuto e pericoloso. Né d’altro canto le formulazioni dante- sche influirono in modo, non dico rilevante, ma appena tangibile nei suc- eessivi sviluppi, strette d’appresso dalla ben diversa impostazione
petrar- chesca, che forse dall’Alighieri ereditó qualche linea ma certo dandole tutt’altro significato e tutt’altro sbocco. Semmai, un’incidenza del pen- siero dantesco puó essere avvertibile nel Risorgimento, quando l’esalta- zione di Roma nella nostra tradizione letteraria, e quindi anche in Dante, fu letta in chiave nazionale («Ahi serva Italia...»); ma si trattava ormai di mito, e per giunta mistificatorio. Ben s’intende, l’affermare la singolarità dell’idea dantesca di Roma non vuol significare
in Dante solo all’altezza del quarto ed ultimo libro del Convivio (1306 - 07): essa pre- siede ad una svolta decisiva nell’ideologia politico-religiosa del poeta, e permea di sé le opere successive, cioè il poema e il trattato politico. E’ anzi notevole osservare come negli scritti anteriori all’esilio Roma sia del tutto assente, se non per un paio di cenni neutri (la «corte di Roma» per indicare la Curia papale, in Fiore XCII11 - se quest’operetta é, come pa- re, di Dante: Sigieri di Brabante mori