dono tutti le mosse per avvilirsi poi alle loro faccende. I caffè ricchi ed eleganti, clic spesseggiano sotto le Procurati«}, stendono lunghe file di sedie sulla piazza, e tra la folla dei forestieri d’ogni paese, che vi staziona, s’aggirano i rivenditori di stampe, fotografie, conchiglie, ninnoli d’ ogni specie , mentre i colombi di 8. Marco volano a stormi di qua e di là e scendono a pigliar quasi di mano alle esotiche luisses il panico a bella posta comperato. Ma non ha ancora una completa
idea di codesta Piazza meravigliosa chi non l’ha veduta nelle ore di notte, quando dai grandi can delabri di bronzo , che la adornano , scintillano a cento a cento le fiamme del gas , le Procuratie risplendono di luce, la folla vi si rovescia in due correnti continue e gli echi della Piazza rispon dono ai suoni della musica. Da tutti gli sbocchi arriva a frotte il popolo, la circolazione diventa difficile, la Piazza , 1’ ampia Piazza sembra an- ch’essa angusta a tanta gente. E la musica suona
, e l’aura ti accarezza mitemente la guancia, e se tu alzi lo sguardo al cielo, nella profonda oscu rità della notte vedi brillare di splendore insolito per te, nato ad altri climi, le stelle, ovvero un raggio di luna involgere (li una fascia d’argento le cupole di S. Marco. Come passano quivi ra pidamente le ore! come sembra bello e quasi giu stificato il dolce far niente ! Fino a tarda ora di notte durano il moto e il chiasso, poi ammutisce gradatamente il ru more , la gente si disperde, la Piazza
rimane vuota. E la musica ha cessato di suonare, i can delabri sono spenti. Putto è silenzio e solitu dine; solo presso alla chiesa vedi accovacciato qualche diseredato dalla fortuna, che vi passerà la notte. E allora , in quel silenzio e in quella solitudine, la fantasia si accende, e al tranquillo raggio della luna , che solo oramai illumina la Piazza, la ripopola di un’ altra folla, dogi e senatori e mercanti e guerrieri, dalle ricche e splendide vesti, dall’occhio ardito, dai fieri propo siti