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Autore: Stieler, Karl / di K. Stieler ; E. Paulus ; W. Kaden

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valore frammisti a quelli di Nicola e Giovanni Pisano , del Pinturiccliio , del Donatello e anche del sommo Michelangelo. È celebrato il pulpito, opera di Nicola Pisano, che nel lavorarlo fu coadiu vato anche dal figlio Giovanni, l’autore del pulpito celebratissimo di Pisa. Ma poiché in Italia le memorie artistiche s’intrecciano assai spesso con quelle delle secolari discordie civili, in mezzo a tanta ricchezza di oggetti, che elevano la mente alle serene regioni del bello, tu vedi sorgere duo

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1890

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e Terrazzo del Pincio GOL Terrazzo e facciata della Villa Medici 605 Sul mercato di Piazza Navona 007 Ponte Nomentano nella Campagna Romana . . . 608 La Valle di Poussin 609 1/osteria di Porta Nomea tana 612 Sant’Agnese fuori delle mura, sulla via Nomentana. ivi Presso Nettuno 613 Palazzo del Chiostro di San Pietro in Vincoli . . 615 Sepolcro di Cecilia Motel la - 616 Campo Vaccino 017 Facciata di San Giovanni Luterano 019 Via San Giovanni Luterano : ingresso laterale da San Clemente 020 Piazza San

Giovanni Luterano 621 Scala Santa, a Roma 622 Mercato di Broccoli in Trastevere 623 Le Logge di Rafael Io 624 Funerali nella Campagna Romana ........ 625 Il Braccio Nuovo, nei Musei Vaticani 627 Galleria Chiaramonti, in Vaticano 628 Galleria Pio-Clementina 620 Grande Galleria della Biblioteca Vaticana . . . 632 Chiostro di San Giovanni Luterano ...... 633 Biblioteca Vaticana 635 Giardini del Vaticano 636 La festa degli artisti a Corvara 637 Via Appia, nella Campagna Romana 640 Pastorello nella Campagna

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. Il duomo risale al quinto secolo. Parecchi incendi, segnatamente nel 1108 e nel 1202, distrussero in parte la chiesa elio fu ristampata sui disegni di Nicola da Pisa nel 1240. L’interno è stato rifabbricato nel 1838 con quella CHIESA DI SAN GIOVANNI FUORCIVITAS, A PISTOJA. mediocrità architettonica poco aurea che allora dominava. Del resto dentro non c'è da vedere die il coro coperto di tarsie del cinquecento, e l’altare d’argento di San Jacopo, con figure ad alto rilievo, cesellate dai più abili

artisti del trecento: Leonardo di ser Giovanni, Piero di Lionardo da Firenze, Andrea di Jacopo o Puccio Ognabcne di Pistoia, Pietro Antonio da..Pisa e Pietro d’ Arrigo , un Tedesco fattosi pistoiese. Rimpetto al duomo sorge il Battistero, costruzione elegante ettagona, a strati di marmo bianco e nero, e nel quale le severe forme dello stile romanzo si maritano alla leggerezza e ai profili slan ciati dell’arte gotica. Il battistero fu costrutto da un architetto di Siena, Cellino di Nese, su di segni

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di quello stile. Andrea viveva al tempo delle prediche di Savonarola che trascinavano le anime elette, c arcano tanta influenza anche sulle belle arti. Andrea si entusiasmò per la nuova dottrina, e comunicò il suo entusiasmo ai suoi quattro figli. La preoccupazione dell’ideale, più ancora dell’ideale ascetico, assorbì rapidamente tutte le altre in quella famiglia privilegiata ; c mentre il più giovine dei suoi figli, Agostino della Robbia, si facea frate nel convento (li San Marco col pittore Giovanni

da Fiesole, i tre altri, Giovanni, Luca, Gi rolamo, lavoravano col padre alle grandi composizioni onde erari richiesti da tutti i conventi, da tutte le chiese, a Prato, a Firenze, a Siena, a Radicofani, a Poggibonsi, a Santa Flora, a San Luc chese, a Larga, a Fonino, ad Arezzo, a \ otterrà dove si trova il suo capolavoro, e finalmente a Pistoia, dove nel 1505 fece il bassorilievo al disopra della porta della cattedrale, il bassorilievo della Visitazione a San Giovanni Fuoreivifas, nel quale la madonna

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620 dall’aipi ul’etka. percorrere tutto intiero, !i però del pari accertato die non potrebbe dire di conoscere con qualche esattezza i tesori di Roma chi non abbia veduto davvioino il Vaticano e le sue collezioni, il Castel Sant’ Angelo , San Giovanni Laterano co’suoi Musei, San Paolo fuori le mura , le Catacombe i Musei capitolini, le Ville, ecc., eco., per citare qui a fascio monumenti disparati di epoche diverse, ciascuno de’quali ha la sua importanza, e molti anzi ne hanno una grandissima

. Ripigliamo adunque il bastone del pellegrino e rifacciamoci in parte sui nostri passi, cogliendo a destra e a sinistra qualcuno di que’fiori, clic nella prima rapida corsa non abbiamo avuto tempo di ammirare. Fra i sei ponti, clic nell’interno della città attraversano il Tevere, il più celebrato per le mc- VIA SAN GIOVANNI LATERANO : INGRESSO LATERALE DA SAN CLEMENTE. morie die vi si connettono, e il più importante anche oggi è quello di Sant’Angelo , anticamente Ponte Elio, costrutto da Adriano

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CHIOSTRO DI SAN GIOVANNI LATEKANO.

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risalire l’origine del fregio del Ceppo allo stesso Luca della Robbia, ohe ne avrebbe ideato il piano ed eseguiti i disegni. Andrea avrebbe continuato l’opera incominciata da suo zio, ed il primogenito di Andrea, Giovanni, assistito dai fratelli, l’avrebbe condotto a termine. Un così lungo spazio di tempo, quasi cent’anni, per condurre a fine quest’ importante lavoro , si spiegherebbe colle vicissitudini subite dalla città di Pistoia durante il secolo decimoquinto ; vi cissitudini clic non lasciavano

Della Robbia. — (Vedi Gaetano Milanesi, Annotazioni- al Vasari). (2) Messer Leonardo di Giovanni Ruanaie Fiorentino, ricco e generoso monaco certosino, fu il primo Speda lingo dell'ospitale del Ceppo. Ci) Quest'opera ò stata illustrala dall'abate Giuseppe Tigri con un discorso stampato in Prato nel 1S35; e nuo vamente nel 183-1 e 1841 dal professor Pietro Contrucci con vari ragionamenti corredati di stampe litografiche. Gaetano Milanesi, nello annotazioni al Vasari, data i lavori del fregio e dei

medaglioni dal 1514 al 1525. il Tigri nella Guida di Pistoju dice clic si trovano nei libri del Ceppo pagamenti fatti nel 1524 a Giovanni Delia Robbia. In uno dei tondi o medaglioni e. precisamente in quello dell'Annunciazione c'è scritto AÀO .DXl MDXX\.

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, rappresentante Cristo in mezzo a san Giovanni, san Matteo evangelista, e san Miniato re d’Armenia, è del 1297. Tutta la decorazione delle pareti esterne ed interne ò di marmi bianchi e neri giustaposti. Il Duomo fc quasi un museo, pieno com’è dei più preziosi capi d’arte, in ispecie della scuola gruppi. Le statue sono parte allegoriche, parte di santi ; la cattedrale fe ornata di sette magnifici bassorilievi, che le servono di fascia. E da rallegrarsi nell'interesse dell'arte che un così elegante e finito

i capi d’arte clic lo adornano, vuoisi principalmente segnalare il Pulpito, lavoro di Giovanni, figlio di Nicola Pisano, il quale vi spese attorno nove iutieri anni di lavoro, dal 1302 al 1311. Un artista lo chiamò con immaginosa espressione un poema marmoreo, e la lode non pare esagerata. L’incendio del 1596, che recò tanti guasti all’intiero edificio, danneggiò tanto il Pulpito, che per vari secoli esso rimase nello stato in cui l’aveva lasciato il fuoco. I vari suoi' pezzi erano andati dispersi

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Dannoso, ornate di stucchi e di freschi, a cui posero mano lìafaello medesimo e, sotto la sua direzione, Giulio Romano, Giovanni da Udine c altri scolari di lui. Gli stucchi hanno uno squisito sapore di arte antica c sono per intiero do vuti a Giovanni da Udine ; i freschi della vòlta, conosciuti anche col titolo di Bibbia dì Jìafaello, rappresentano cinquantaduc soggetti tratti dalla Storia Sacra disegnati dal grande maestro cd ese guiti da’ suoi scolari con una ricchezza d’invenzione e una grazia

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’ Incendio, in cui lavorarono Giulio Romano, Perino del Vaga e Giovanni da Udine; infine la Sala di Costantino frescata, sempre sotto

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nell’architrave della porta maggiore. La scultura dell’architrave (love figura Gesù Cristo che confida agli apostoli la missione della predicazione, è attribuita al lombardo Gruamontc, che viveva nel 1167. Di questa chiesa è degno d'essere visto il pulpito che nella storia dell’ arte ha molta importanza. Ma assai pili importanti sono il pulpito della chiesa di San Giovanni Fuorcivita c quello di Sant’Andrea. Per 1’ arte il pulpito di San Bartolomeo indica un progresso immenso. Ila un garbo sciolto e leggiero

è il San Paolo. Verso il 1136 la disposizione della chiesa fa cambiata di pianta nella forma che si vede ora, e solo duecento anni dopo, fu terminata la facciata. La facciata ha le assise di pietra viva bianca, alternata con delle fascio di marmo più scuro, ed ha per finimento, sotto il frontone, una loggia i cui archi, scmi-ogjvali e finamente ricamati, possono competere con quanto ha prodotto di più delicato l’arte pisana. Delle indagini recenti hanno fatto attribuire la porta centrale a Giovanni

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: Giovanni Pietro Carenilo patrizio, mercante di lana e banchiere : e Giuseppe Macchi, dottore in legge. Abbiamo vista la fabbrica del primo periodo, l’opera eminentemente artistica dell’ Averiino ; qui viene a porsi il secondo periodo, col grande cortile, opera sfarzosa di un architetto della de cadenza. La nostra incisione rappresenta due lati verso corte dell’ esterno della fabbrica che porta il nome del Calcano, ossia due lati del sontuoso cortile maggiore dell’Ospitale, nel quale si osservano

centosessanta arcate al pian terreno con altrettante colonne ; in tutto dugento quaranta monoliti di granito. Il progetto è dell’architetto Giovanni Battista Pessimi, riveduto da Francesco Maria Ri dimi unitamente a Fabio Mangoni, ed al pittore e architetto Gio. B. Crespi, detto il Cerano. Il Pessina, come architetto al servizio dell’Ospitale, diresse inoltre e sorvegliò i lavori. Nessuno parlò di lui per quest’ opera, prima dell’ attuale archivista signor Pietro Cannetta che ha pubblicato re centemente

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si veggono anche oggi gli avanzi di un tratto di navata più grande, che non fu continuata, ed è perpendicolare a quella già compiuta. Parecchi artisti ebbero parte nel concepire quell’opera mirabile: Landò di Pietro fu autore del piano generale , Giovanni di Cecco disegnò la facciata e Giovanni Pisano modellò le ornamen tazioni e le statue. L’ edificio è tutto rivestito di marmo a fasce bianche e nere , sì all’ esterno che all’ interno , mentre nella .facciata s’ intrecciano anche altri colori

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clic rappresenta la Ma donna fra due santi, fu snaturato dai ritocchi; c l'altro, dello stesso autore, è ima magnifica opera, il cui soggetto è la Vergine e il Cristo, con san Giovanni Battista, n san Girolamo in ginocchio, accompagnati da san Benedetto e da san Giovanni Gualberto. Questo capolavoro porta il nome di "Vincenzo Tamagni, c la data del 1522. Conosciuto tra i più illustri collaboratori di Rafaello sotto il nome di Vincenzo di San Gimi- mignano, il Tamagni, che ha molto lavorato

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il celebre pittore Giacomo da Ponte , detto il Passano , coi suoi due figli Lazzo e Buonamico, Giovanni Battista Verri, storico , il delicato poeta Giacomo Vittorelli, Giu seppe Barbieri ; e di molti altri ci passiamo. - Queste città del Veneto, in vista un po'disdegnose e raccolte , serbano più cari i ricordi dell’ingegno e del genio, comune vaghezza degli Italiani, i quali aman di molto tener conto anche d’un abbozzo, o d’un semplice schizzo dei loro artisti; e

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La cappella nella quale è deposta la sacra cintola, è la prima a sinistra entrando in chiesa. Un alto cancello di bronzo la separa della navata. Sopra un altare d'argento c’è la statuetta di una madonna graziosa, finamente e squisitamente lavorata, c coperta con una stoffa di seta ri camata in oro. È opera di Giovanni di Pisa clic la scolpi in Prato, mentre attendeva all’ingran dimento della navata ed alla costruzione del coro. Ma ciò elio merita ancor pili 1’ attenzione del visitatore sono gli

una bianca lapide. Quella depravazione, quei costumi così rilasciati, quel convento di ragazze trasformato in tempio d’Abido, tanto scandalo non fece allora tutto il ru more die si dovrebbe credere. Non solo Lippi e Lucrezia non furono tribolati, ma vissero tran quillamente nel centro della città senza clic nessuno partecipasse alla giusta indegnazione della fa miglia Buti. Alla corte dei Medici se ne fecero delle risate, e Giovanni de’Medici, alcuni giorni dopo il ratto, scriveva : “ E così dello

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Pagina 505 di 789

. Quanto è più felice il poeta, la cui gloria si diffonde ogni giorno più con nuove edizioni, mentre quella del pittore casca a pezzi collo stucco delle pareti o viene lavata o scolorata dalla pioggia del cielo e dal suo sole. Imperocché sono le corone trionfali di Rafacllo , di Giulio Romano e di Giovanni da Udine , che colla rovina di codesta villa perderanno talune delle pili belle loro foglie. Nessuna mano protettrice si stende sopra di loro. Perciò 1’ edificio di greca bellezza non è oggi che

ancora con serva. Fu poscia dei Farnese, indi del re di hot poli, che la lasciò decadere; ora si cerca riparare alla meglio alla trascuratezza di un tempo. Essa possiede freschi di Giulio Romano e di Giovanni da Udine e una magnifica vista dalla tarrazza; come è detto nel testo.

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non si debba derivare dal popolo dei Fisconi. ma dai fiasclii di vino, c danno ragione al prelato Giovanni Fugger, che ne bevette tanto da uscir di vita, e vanno in devoto pellegrinaggio a visi tare la tomba di lui nella chiesa di San Flaviano. Non meno buono è il vino di Orvieto. E questo e quello sono figli di un terreno vulcanico e associano il fuoco del vulcano alla illuminata piace volezza del mondo superiore impregnato del profumo delle rose. Altrettanto si dica dell’Aleatico c del Vin

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porta moderna: ecco tutto ciò che rimane della chiesa primitiva. Nel 1867 fu tratta in luce la cripta; ma siccome restava continuamente sott’acqua, ne murarono di nuovo l'entrata. Non dirò altrettanto del battistero della cattedrale (battistero della Basilica Ursiana), ora chia mato San Giovanni in Fonte , e situato a pochi passi di distanza. Sotto Galla Plachila lo anda vano già ristaurando : ciò mostra quanto sia antico. E di forma ottagono,, decorato da due ordini d’arcate sovrapposte, con

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FACCIATA VI SAN - GIOVANNI LATERANO. I MONUMENTI PRINCIPALI «■ Le passeggiate profane c i devoti pellegrinaggi, elio, colla scorta d’ un egregio critico tedesco abbiamo fin qui fatto per le vie della eterna città e ne’dintorni di lei, non hanno esaurito il campo vastissimo, che il visitatore trova dispiegato innanzi a se, quando si propone di fare la conoscenza di quanto v’ abbia di pregevole in codesta antichissima sede di civiltà. Si pub dire anzi che esso fu appena sfiorato ; e se da una

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