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Libri
Anno:
1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Pagina 489 di 633
Autore: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Luogo: Rovereto
Editore: Sottochiesa
Descrizione fisica: 317 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 102.611
ID interno: 350295
m in Italia, vinta la rivoluzione, tornò 1 assolutismo, eccettuato che nel Piemonte, al quale Vittorio Emanuele II, annunciando le sventure che lo aveano colto prima di salire al trono, avea assicurate le sue franchigie, e dichiarò di voler fare non la sua, ma la volontà del Parlamento. Questo si componeva dei migliori uomini del tempo, ed era la voce di tutta l’Italia. Camillo Cavour e Urbano Rattazzi moderavano le esagerazioni dei partiti, e dal connubio dei due capi nacque la salute della

nazione. Vi si fecero leggi, e riforme conformi alla natura dei tempi, e presto si vide quel regno rassodato nelle politiche libertà, divenuto esempio ai popoli italiani, e portato a quella fama che negli ordini della diplomazìa lo rese eguale ai potentati di Occidente. Cavour era l’anima di tutto; e le sue mire non erano soltanto rivolte al Piemonte; ma al bene di tutta P Italia- Fu a Parigi e a Londra, ed assicurate le simpatie dei due governi verso quello che rappresentava, fa che il Piemonte nella

cosa per l’Italia ; ma gli animi erano impazienti, e l’attentato commesso contro la di lui vita (l4 gennaio 1858) da Pelice Orsini, servi a provare che l’impazienza più non tollerava dilazioni. Cavour si dà allora premura di calmare le irritazioni del governo francese, ed a Plombieres {20 luglio) concerta con 1 Imperatore un alleanza offensiva e difensiva tra la Francia ed il Piemonte, il cui trattato fu poi sottoscritto (18 gennaio 1859) dal principe Napoleone e dal generale Niel da. una parte

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Libri
Anno:
1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Pagina 487 di 633
Autore: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Luogo: Rovereto
Editore: Sottochiesa
Descrizione fisica: 317 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 102.611
ID interno: 350295
In Italia le cose non erano del resto acconciate : Pio IX avea disertata la causa della nazione, e tratto a Gaeta (25 novembre 1848), vi stava giuoeato dagli intrighi della diplomazia. Carlo Alberto non aveva dismesso il pensiero d’una nuova guerra, ein Piemonte si vo leva la riscossa, malgrado i pericoli che vi s’affacciavano. E questa volta il Re rinuncia al comando supremo dell’armata, e chiede un valente capitano dalla Repubblica - francese, che ricusò di darlo. Lo ebbe in Charnowsky

, nulla sapeva dei ne mico. Saputo che era entrato in Piemonte, i militi di lui fecero testa a Vigevano; ma a Mortara furono respinti. Alla Bicocca (23 marzo) vinsero e poi perdettero, e perdettero anche sotto le mura di Novara, onde costretti a ripararsi in città, vi recarono quella confusione che nel buio, dai bastioni, li portò ad offendere i loro, credendo di colpire i nemici. Carlo Alberto chiedeva una tregua ; ma, udite le condizioni, depose la corona in favore del figlio Vittorio Emanuele

e di Napoli ; il cardinale Antonelli pose tosto in opera le sue arti per riuscire nella ristaurazione del Pontefice; insorse Genova contro il Piemonte, e in altri luoghi avvennero scompigli e tumulti. Ma Ra detzky manda truppe in Brescia e contro Venezia, fa occupare i Ducati e poi la Toscana e Ferrara e Bologna e le altre città di Romagna; i Napoletani e gli Spagnuoli risalgono sino a Velletri e nell’ Umbria, e la Francia invia Oudinot ad impadronirsi di Civita vecchia. Roma protesta, resiste, e poscia

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