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Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1988
Donatello : 1386 - 1466 ; 1986 - Celebrazioni nel VI. centenario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 10 )
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Pagina 69 di 124
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XIIII, 102 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Donatello ; f.Kongress ; g.Meran <1986>
Segnatura: II 128.058
ID interno: 62099
Grabmal, Dom, Siena Tino da Camaino, Fronte del Sarcofago della tomba Petroni, Duomo, Siena Donatello, Markus, Or San Michele, Florenz Donatello, Marco, Or San Michele, Firenze Donatello, David, Bargello, Florenz Donatello, David, Bargello, Firenze Donatello, Zuccone, Domopera, Florenz Donatello, Zuccone, Museo de'll’Opera del Duomo, Firenze Donatello, Magdalena, Domopera, Florenz Donatello, Maddalena, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze Donatello, Sakramentstabernakel, St. Peter, Rom Donatello

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 VERZEICHNIS DER ABRILDUNGEN ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI Donatello, Drachenkampf des hl. Georg, Or San Michele, Florenz Donatello, San Giorgio contro il drago, Or San Michele, Firenze Nanni di Banco, Eligiuswunder, Or San Michele, Florenz Nanni di Banco, II miracolo di S. Eligio, Or San Míchele, Firenze Donatello, Gastmahl des Herodes, Baptisterium, Siena DonateUo, II banchetto di Erode, Battistero, Siena Ghiberti, Der zwölfjâhrige Jesus im Tempel

, Tabernacolo, S. Pietro, Roma Donatello, Cosciamonument, Baptisteríum, Florenz Donatello, Monumento di Coscia, Battistero, Firenze Gtabmal Neri Corsiní, Sto. Spirito, Florenz Tomba Neri Corsini, SantO' Spírito, Fírenze Donatello, Grabmal Pecci, Dom, Síena Donatello, Tomba Pec'ci, Duomo, Siena Donatello, Cantoria, Domopera, Florenz DonateUo, Cantoria, Museo dell’Opera del Duomo, Fírenze — 51

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Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Pagina 73 di 158
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.053
ID interno: 62091
- paratorio degli Uffizi, Raffaello rappresenta il cavallo rifacendosi a un modello già da lui utilizzato in precedenti disegni: uno dei cavalli del gruppo dei Dioseuri al Quirinale. Confrontato con i disegni prece- denti, il foglio degli Uffizi rivela, nella grafia estremamente sciolta e libera e nell’impeto dell’immagine, una assimilazione molto piú matura dello stile grafico di Leonardo. La tavola con S. Giorgio e il drago, insieme con quella raffigurante S. Michele e il drago, fu eseguita per la corte

di Urbino a celebrare un evento di grande importanza dina- stica: l’adozione da parte di Guidobaldo da Montefeltro, che non aveva figli, del nipote Francesco Maria Della Rovere. Nei due dipinti i santi Giorgio e Michele ricordano rispettivamente l’Ordine della Giar- rettiera, di cui erano stati insigniti Federigo e Guidobaldo da Monte- feltro e l’Ordine di S. Michele di cui erano stati insigniti Giovanni e Francesco Maria Della Rovere. A quando possono risalire i rinnovati rapporti con Leonardo prece

- denti il trasferimento dell’artista a Firenze alla fine del 1504? Vasari dice che mentre Raffaello si trovava a Siena per collaborare col Pintu- ricchio all’esecuzione di Modelli per gli affreschi della Libreria Picco- lomini (il periodo dovrebbe corrispondere agli ultimi mesi del 1503), venne raggiunto dalla notizia che gli ambienti artistici fiorentini erano in subbuglio perché incominciavano ad essere noti i primi disegni di Leonardo per la Battaglia di Anghiari. Vasari aggiunge che allora

Raffaello si recò a Firenze. È molto proba- bile che il racconto di Vasari sia veritiero e che il soggiorno che ebbe inizio alla fine del 1504 sia stato preceduto da un piú breve periodo tra- scorso da Raffaello a Firenze all’inizio dell’anno. Ho ricordato in pre- cedenza la lettera di presentazione, indirizzata al Gonfaloniere di — 53

2
Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Pagina 26 di 102
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 80 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Segnatura: II 128.052
ID interno: 62090
chiesa di S. Michele; attorno al 1533 il portone di palazzo Conti a S. Stefano; nel biennio 1534-36 Paltar maggiore della cattedrale; del 1537-38, il monumento tombale di Giovanni da Schio, vescovo di Vasone, sempre nella Cattedrale: cose tutte rientranti in toto, quanto alle re- sponsabilità meramente esecutive ed amministrative, nei limiti del- la «équipe» dei Pedemuro, ma nelle quali già scorgiamo una diversa e piú alta qualificazione, Pacerbo apparire, insomma, di quello che sarà piu tardi

«rinascimentale» dei Pedemuro ed allargandolo sia mediante piu ampi contatti con gli evoluti circoli padovani di Alvise Cornaro e del Falconetto sia con la Verona «archeologica» e sanmicheliana. E intanto, a partire dal 1530, la sua personalità cominciava ad emergere traendosi con fatica, ma non senza qualche successo, dall’indistinto fondale delP«atelier». Del 1531 avevamo avuto il portale di S. Maria dei Servi, in piazza delle Biade; nel 1532-33 la cappella ed il monumento funerario Godi nella distrutta

il tipico «modus operandi» di Andrea. Da ultimo, i Pe- demuro approdavano appunto alla trissiniana Cricoli, unici «impre- sari» in loco di mezzi ed abilità tali da soddisfare nell’occasione le particolari esigenze del committente. La sequenza lungo la quale, al di fuori di ogni sovrastruttura agio- grafica, abbiamo cercato di scandire le tappe ragionevoli di quelli che dovettero essere stati i progressivi contatti tra Pesordiente An- drea, di venti in trenf anni, ed il letterato cinquantenne - era nato

nel 1478 - si conclude nel febbraio 1538, allorché un documento del giorno 9 attesta la prima effettiva presenza del giovane in casa di Giangiorgio Trissino al Pozzo Rosso. Subito dopo, cessano gli ac- cenni ad una sua partecipazione nella officina dei vecchi maestri; fi- nalmente, in due carte d’archivio del 25 febbraio e del 10 marzo 1540, Andrea non compare piu indicato con il genitivo paterno, de- nuncia della sua modestissima origine, ma con Pappellativo di «Pal- ladio». L’origine del termine

3
Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Pagina 27 di 158
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.053
ID interno: 62091
Paolo Uccello del «Miracolo dell’Östia», nella predella della tavola di Giusto di Gand già alla chiesa urbinate del Corpus Domini, È solo in seguito, e su queste basi ormai saldamente gettate, che soprawengono le grazie, anche troppo risapute, del Perugino, cui il padre Giovanni Santi si era, da parte sua, accostato fin dal 1490. Un apprendistato, questo di Raffaello presso il Vannucci, che non sarebbe, con tutta pro- babilità, mai awenuto nel senso tradizionale del termine e attorno a cui

si è amato eccessivamente insistere, sulla scorta del racconto vasa- riano: ma che andrà ridimensionato e inteso, semmai, piú quale un meditato accostamento del giovane neofita al piu anziano maestro che come un autentico discipulato. Prova ne sia che, laddove si trova oggi assai poco credibile una presenza effettiva di Raffaello, appena uscito di puerizia, presso la bottega peruginesca, il momento della sua «mas- sima adesione» - stiamo alle parole del De Vecchi - ai modi del Peru- gino cadrà solo piú

, lo «Sposalizio» di Brera, proveniente da S. Francesco di Città di Castello (1504), mostra un ventenne sicuro della propria strada: oltre le figure, ai nostri scaltriti occhi moderni qua e là magari un po’ leziose, lo spazio, architettonica- mente scandito e dominato dalla mole del tempio a pianta centrale, appare qui l’indiscusso protagonista di una «composizione» studiatis- sima, e tale da assurgere a paradigma. In questa luce, gli innegabili quanto inevitabili contributi attinti dall’artista durante

il soggiorno fiorentino, andranno valutati con prudenza e liberati, direi, da ecces- sivi entusiasmi fuorvianti. La «Madonna del Granduca», forse degli ultimi mesi dello stesso 1504, appena dopo l’arrivo a Firenze, rivela netto l’ascendente di Leonardo nella morbidità degli «sfumati», nella fígura luminosa, lieve emergente dal coinvolgimento delle ombre; la «Madonna del Prato», del 1506, al Kunsthistorisches di Vienna, quella «del cardellino», agli Uffizi, o «La bella Giardiniera» del Louvre, del 1507

, si awalgono di decise ricerche «monumentali» nello sfruttare uno schema piramidale di indubbi precedenti leonardeschi. Ma si badi come già la «Sacra Famiglia Ganigiani», dell’Alte Pinakothek di Monaco, denunci chiaro, tra 1507 e 1508, nel lavorio di allargamento del «repertorio» disponibile, l’insinuarsi pericoloso di una crisi. La — 7

4
Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1988
Donatello : 1386 - 1466 ; 1986 - Celebrazioni nel VI. centenario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 10 )
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Pagina 32 di 124
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XIIII, 102 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Donatello ; f.Kongress ; g.Meran <1986>
Segnatura: II 128.058
ID interno: 62099
ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI VERZEICHNIS DER ABBILDUNGEN 1 Donatello, David. Firenze. Museo del Bargello Donatello, David. Florenz, Museo del Bargello 2 S. Giovanni evangelista. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo S. Giovanni Evangelist. Florenz, Domopera 3 S. Giovanni evangelista. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo S. Giovanni Evangelist. Florenz, Domopera 4 S. Marco. Firenze, Orsanmichele S. Marco. Florenz, Orsanmichele 5 S. Giorgio. Firenze, Orsanmichele S. Giorgio. Florenz, Orsanmichele

6 S. Giorgio. Firenze, Orsanmichele S. Giorgio. Florenz, Orsanmichele 7 Geremia. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Geremia. Florenz, Domopera 8 Profeta. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Prophet. Florenz, Domopera 9 Abacuc. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Abacuc. Florenz, Domopera 10 Abacuc (particolare). Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Abacuc (Detail). Florenz, Domopera 11 Niccoló da Uzzano. Firenze, Museo del Bargello Niccoló da Uzzano. Florenz, Museo del Bargello 12 S. Ludovico da Tolosa

. Firenze, già in Orsanmichele, ora in Museo di S. Croce S. Ludovico da Tolosa. Florenz, friiher in Orsanmichele, heute in Museo di Santa Croce 13 S. Ludovico visto da tergo S. Ludovico von hinten gesehen 14 Ludovico da Tolosa (particolare). Museo di Santa Croce Ludovico da Tolosa (Detail). Museo di Santa Croce 15 David. Firenze, Museo del Bargello David. Florenz, Museo del Bargello 16 Giuditta e Oloferne. Firenze, Palazzo Vecchio Giuditta und Oloferne. Florenz, Palazzo Vecchio 17 Giuditta e Oloferne

(partícolare). Firenze, Museo del Bargello Giuditta und Oloferne (Detail). Florenz, Museo del Bargello 18 Maddalena. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Magdalena. Florenz, Domopera 19 Maddalena (particolare). Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Magdalena (Detail). Florenz, Domopera 20 Maddalena (particolare). Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Magdalena (Detail). Florenz, Domopera 14 —

5
Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1987
Johann Wolfgang von Goethe : 1749 -1832 ; 1986 - Celebrazioni nel bicentenario del viaggio in Italia.- (Studi italo-tedeschi ; 8 )
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Pagina 62 di 76
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 53 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Goethe, Johann Wolfgang ¬von¬ ; f.Kongress ; g.Meran <1986>
Segnatura: II 128.056
ID interno: 62095
costretto a riconoscere (Memorie degli architetti antichi e moderni, II, Parma, 1781, p. 394) come facessero onore, assieme «agli artisti vicen- tini», ugualmente «a tutta l’Italia», è provato, se non bastassero le ragio- nevoli deduzioni del suo amore per il Palladio, da un preciso accenno in sua lettera a Carlo Augusto di Weimar. Scriverà, dunque, Goethe, al Duca, da Roma, il 3 novembre 1786 (ci basiamo sul testo prodotto da Virginia Cisotti, Le iettere di Goethe dalVItalia (1786 -1788

), in «ACME, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano,» XXXVI, 1983, 1, p. 34): «A Vicenza mi sono esercitato l’oc- chio e mi sono ricreato con gli edifici del Palladio. Mi sono procurato i suoi quattro libri di architettura (il Trattato palladiano famosissimo, apparso a Venezia, presso il De Franceschi, nel 1570)... Abbiate la bontà di scrivermi: quanti volumi possedete, tra quelli editi a Vicenza, sugli edifici del Palladio? Credo due [sarà da pensare al primo

e secondo della serie bertottiana, del 1776 e 1778]; ne esistono peró cin- que, che bisogna avere tutti. Se so quel che manca voglio cercar di com- prare gli altri, già adesso sono divenuti rari». II passo goethiano rivela indubbie, al di là delle semplici notizie - importante, comunque, la constatazione circa la rapida fortuna della edizione palladiana - stima e, piú, ammirazione, per la fatica del Ber- totti: essa, in una con gli «schiarimenti» intercorsi nel colloquio diretto con Pautore, non avrà

, quindi, mancato di esercitare la sua influenza sulla «lettura» stessa che Goethe ci offre delle opere palladiane. Basti pensare come, nei testi del Bertotti, al discorso in italiano sia fatta cor- rispondere puntuale la traduzione francese, lingua ufficiale dell’Eu- ropa «illuminista»; laddove la metodologia critica perseguitavi nel riproporre quella che si riteneva la «esatta immagine» delle fabbriche del Palladio, appare ormai, indiscutibilmente, giungere ad attuare, spe- cie nelle «validissime

» incisioni, «la piu lucida e conclusiva interpreta- zione illuministica del Palladio»: giusta Paffermazione dell’Argan (Pre- fazione al citato Illuministi e neoclassici, 1972, p. XIV). Si tengano pre- senti, in merito, dopo le indagini del 1962 e del 1970 (F. Barbieri, Un mterpretesettecentesco delPalladio: Ottavio Bertotti Scamozzi e L’interpreta- zione grafica del Palladio daparte del Bertotti Scamozzi e le sue conseguenze, in «Palladio», XII, pp. 153-159 e in «Bollettino del Centro internazio- nale

6
Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1989
Giacomo Leopardi : 1798 - 1837 ; 1987 - Celebrazioni nel 150. anniversario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 12 )
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Pagina 31 di 76
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 58 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Soggetto: p.Leopardi, Giacomo ; f.Kongress ; g.Meran <1987>
Segnatura: II 128.060
ID interno: 62102
sere anticipati alPagosto del 1820. E questo dimostra che subito dopo l’idea iniziale di dialoghi a modo di Luciano, Leopardi mise in pratica ció che aveva immaginato, anche se tentava vie nuove rispetto al mo- dello greco. Infatti neí primo di questi dialoghi, Filosofo greco, Murco ecc., Pargomento, tratto da un episodio cosi noto come Puccisione di Cesare, vibra di alti sentimenti inneggianti, a modo dell’Alfieri, alla li- bertà e alla consapevolezza che alla fine quest’ultima riesce sempre

ad imporsi, grazie anche alPappoggio popolare, dal momento che «la gente piange quando il tiranno sta male, e ride quando è morto» (in Flora, I, p. 1057). Inizia quindi a farsi largo, pur nelPambientazione storica, una decisa presa di coscienza nei riguardi del comportamento degli uomini. Infatti le conclusioni a cui Leopardi giunge in questi primi abbozzi, fanno già intravedere il suo pensiero successivo, ovvero che il mondo è andato e andrà sempre cosi, e che nella figura di Murco, prima Cesariano

convinto e poi, alla notizia delPuccisione di Cesare, schierato coi congiurati, si deve scorgere il simbolo di tutti i voltagab- bana di cui la storia, e non solo quella, abbonda. Appenaun anno dopo, il 27 luglio 1821, egli annoterà nello Zibaldone (1393-1394) questa sua ormai acquisita tendenza a servirsi del ridicolo per tratteggiare senti- menti e temi universali. E una pagina che fa intravedere molto del Leopardi di appena qual- che anno dopo: «Ne’ miei dialoghi io cercheró di portar la commedia

a quello che finora è stato proprio della tragedia, cioé i vizi dei grandi, i principii fondamentali delle calamità e della miseria umana, gli assurdi della politica, le sconvenienze appartenenti alla morale universale e alla filosofia, Pandamento e lo spirito generale del secolo, la somma delle cose, della società, della civiltà presente, le disgrazie e le rivoluzioni e le condizioni del mondo, i vizi e le infamie non degli uomini ma del- Puomo, lo stato delle nazioni ecc. E credo che le armi del

ridicolo, mas- sime in questo ridicolissimo e freddissimo tempo e anche per la loro na- tural forza, potranno giovare piú di quelle della passione, delPaffetto, dell’immaginazione, dell’eloquenza; e anche piu di quelle del ragiona- mento, benché oggi assai forti. Cosi a scuotere la mia povera patrla, e secolo, io mi troveró avere impiegato... le armi del ridicolo ne’ dialoghi e novelle Lucianee ch’io vo preparando». Pertanto si era già ben lontani da quella visione rassicurante dell’esi- stenza e del

7
Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1988
Donatello : 1386 - 1466 ; 1986 - Celebrazioni nel VI. centenario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 10 )
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Pagina 26 di 124
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XIIII, 102 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Donatello ; f.Kongress ; g.Meran <1986>
Segnatura: II 128.058
ID interno: 62099
della statuaria fiorentina di Donatello sembra chiudersi con la statua bronzea del David ora al Bargello, un’opera straordinaria che costituisce attualmente forse il piu appassionante e difficile tra i tanti quesiti donatelliani. L’ipotesi formulata una prima volta dal Lànyi, ripresa ampiamente dal Parronchi, sulla vera identità del personaggio rappresentato, Mercurio e non David, trova ora sem- pre piú credito e attendibilità, mentre la cronologia ancora discussa tende ora a stabilirsi intorno

ai primi anni del quarto decennio. La sua esecuzione verrebbe cosi a coincidere con la costruzione del cortiie di Palazzo Medici al cui centro la statua era destinata su un alto basamen- to di mano di Desiderio da Settignano, ora perduto. Vista ad un’altezza probabilmente assai superiore a quella in cui essa è posta oggi, la statua si presentava probabilmente quasi come un prezioso oggetto di colle- zione privata, accentuando cosi quella classicità che l’esecuzione squi- sitamente cesellata e il tema

del nudo virile suggeriscono intensamente. L’opera rientra quindi pienamente nell’atmosfera di crescente gusto umanistico che caratterizza l’evoluzione delle arti figurative a Firenze in quegli anni e se fosse stata eseguita, come ritiene il Parronchi, 11) dopo l’esito deludente, per Piero e Cosimo de’ Medici, del certame co- ronario del 1441 come un’allegoria della Verità che sconfigge l’Invidia, il sottile allegorismo coinciderebbe perfettamente con il gusto letterario dell’epoca

. La straordinaria padronanza della tecnica che ha preziosità da cesello esalta la sottile sensualità dell’immagine, certamente poco consona all’immagine del guerriero adolescente del popolo ebraico, che meglio si addice alla qualità contemplativa sostanzialmente anti eroica del personaggio e del viso pensieroso sotto Pombra del grande cappello coronato di foglie. Per incontrare un’altra opera di statuaria fiorentina di Donatello bi- sognerà attendere il ritorno di Donatello a Firenze dopo il decennio pa- dovano

. Benché nessun documento lo attesti si sa che lo scultore attese ad un gruppo bronzeo raffigurante la Giuditta vittoriosa su Oloferne tra il 1454 e il 1457; e poiché nella tradizione scritturale la Giuditta, al pari del David, è figura vindice del popolo ebraico si è pensato che essa rivestisse un significato politico. In particolare il Parronchi ha supposto 8 —

8
Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Pagina 38 di 102
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 80 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Segnatura: II 128.052
ID interno: 62090
rico», alla «Rebecca al pozzo» del Louvre od al «Mosé affidato alle acque» delPAshmolean Museum di Oxford. Su questa scia, non molto dopo, un illustre compatriota del Poussin, potrà anzi tran- quillamente concludere che, «à Végard de Palladio, son livre estsi bien imprimé qu’il me semble qu’il vaut bien l’ouvrage sur le lieu». E a sfatar questa convinzione non basterà il lavorio critico delPllluminismo; occorreranno, dopo le indispensabili premesse gettate dall’ostinata indagine storiografica

ottocentesca, Paccanita volontà di ricerca ar- chivistica e Pacribia delPesegesi contemporanea per restituirci, sot- to il manto aulico del Palladio, la figura viva e spesso dimenticata di Andrea di Pietro. Dal lato opposto, si pongono i committenti ossia, in quella situazio- ne, i cittadini che contano. In loro, il «sentimento» della ideale città non demorde: bloccato sul versante, rivelatosi fallimentare, del reale, se ne libera incanalandosi in quello della esperienza teatrale e si risol- ve, alla fine

, nell’incanto di una scenografia. La sequenza degli aweni- menti, al riguardo, è esemplare. Dietro le mura un po’ squallide di un involucro volutamente scelto disadorno e «casuale» - a marcare, è pen- sabile, il significato Intimistico ed elitario del risultato che si vuole ot- tenere all’interno - entro la vecchia fortezza rimaneggiata del «Territo- rio, a pochi passi dal mercato fluviale dellTsola» e dai quartieri «bassi» d’oltre Bacchiglione, gli Accademici Olimpici, uscita appena Vicenza dalla peste del

1577-78 e, forse, spinti anche da una comprensibile rea- zione all’incubo del flagello, decidono di preparare finalmente degna e fastosa sede stabile alle adunanze del sodalizio, quanto opportuna- mente riservata: ed officiano al delicato incarico, nel 1579, il Palladio. Non è qui il caso di ritornare sulla qualità e le caratteristiche della ri- sposta fornita dall’architetto, giunto ormai al crepuscolo insieme dell’attività e della vita, conclusasi l’anno dopo, nell’agosto del 1580. Del resto

, essa risposta è del tutto conseguente a quelPaura di crisi e di sfiducia nel linguaggio «classico» che caratterizza da un certo tempo gli esiti palladiani: basti pensare a palazzo Valmarana (1565), alla Loggia del Capitaniato (1571), al palazzo Porto in Piazza del Castello od all’aggiunta al Santuario di Monte Berico, dopo il 1576. Cosi, entro POlimpico finalmente attuato nel 1585, sia pure con non evitabili in- terventi estranei, nella tensione dinamica impostata dalla reciproca dialettica

9
Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1990
San Giovanni Bosco = Sankt Johannes Bosco : 1815 - 1888 ; nel 1. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 13 )
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Pagina 39 di 72
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 52 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Soggetto: p.Bosco, Giovanni ; f.Kongress ; g.Meran <1990>
Segnatura: II 128.061
ID interno: 62104
voro; validità del contratto anche nel caso dl eventuale abbandono da parte del giovane dell’oratorio di Don Bosco - risultano rivoluzio- nari. A persuadercene citiamo una pagina di uno storico del sociale, in merito alla situazione del mondo del lavoro giovanile del tempo: «I padroni, specie nelle manufatture, per ridurre i salari, assumevano al posto dell’operaio adulto la donna e il fanciullo. Si ebbe cosi una nuova figura nel campo del lavoro: il fanciullo operaio ad otto anni. Scandalosi

, svolto alfinsegna del filantropismo, confermó la necessità di conservare la manodopera infantile, portando come motivazione che solo con II lavoro dei fanciulli le fabbriche itaiiane potevano fronteg- giare ii mercato internazionale. In Italia, il numero dei ragazzi nelle officine e nelle fabbriche, andó sempre notevolmente aumentando: il fattore economico continuó a prevalere su qualsiasi considerazione igienica, morale, di sanità, di educazione, di umanità. In quel 1844, nelle province piemontesi

di terraferma si contavano 7184 fanciulli impiegati nelle fabbriche di seta, di lana e cotone, al di sotto dei dieci anni»7 : ' Aggiungiamo che sul nostro territorio nazionale, ancora nel 1876 all’interno dell’area dell’industria tessile, su 290.300 operai, 88.315 erano ragazzi, che lavoravano dalle dodici alle quattordici ore al giorno e la loro paga normale era di 53 centesimi al giorno, circa 2500 di oggi. Se si pensa che le prime norme di tutela del lavoro minorile furono emanate nel regno di Sardegna

alla fine del 1859 e nel Regno dell’Italia risorgimentale solo nel 1886 - due anni prima della morte di Don Bosco-una legge proibi l’impiego dei fanciulli sotto I nove anni in fabbrica e sotto i dieci nelle miniere e sotto i dodici nel lavoro not- turno, e che solo nel 1900 la legge limitó la giornata ai minori di quin- dici anni a undici ore giornaliere, si puó comprendere meglio la carica innovativa dei contratti per apprendisti stipulati da Don Bosco, prima che i suoi ragazzi entrassero

in un’officina. In questo squallore storico di carenza di normativa per la difesa dei piu indifesi nel mondo del la- voro, risalta il coraggio di Don Bosco servitore dei giovani, che esige dalla parte padronale la cura della sanità fisica, la salubrità dei locali, il rispetto del riposo festivo e delle ferie annuali, le previdenze sociali in * Armando CASTELLANI, L. Murialdo pioniere dell’azione sociale cristiana, II, pp. 529 ss. 25

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Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Pagina 24 di 158
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.053
ID interno: 62091
neille, alla desolata grandezza della introspezione giansenistiea. Di piú, in Poussin i personaggi di Raffaello ritornano, sempre dai famosi cartoni della Sistina, inquadrati e sorretti, verrebbe da dire potenziati, nella loro funzione emblematica, dal serrato organismo di una com- piuta «architecture moralisée»: e questa, a saldare il cerchio, ben spesso si awale testualmente del «montaggio» di brani estrapolati quasi di peso dalle tavole del famoso «Trattato» palladiano del 1570. Si vedano

opere poussiniane del sesto decennio quali la «Rebecca al pozzo», la «Morte di Saffira», il «Cristo che risana il cieco di Gerico» del Louvre o íl «Mosé affidato alle acque», dell’Ashmolean Museum di Oxford. Solo i piu convinti assertori dell’empito sonoro e della melodram- matica teatralità del «Barocco» nutriranno per la composta euritmia dell’Urbinate un malcelato disprezzo, atteggiamento ritenuto giusto verso uno «stile» affetto di eccessiva «diligenza» contrapposta alla fresca vivacità della

«prontezza». Basti ricordare il veneziano «Boschini»:.nella sua «Carta del navegarpitoresco», edita nel 1660, egli rinfaccia al Maestro presunti, necessari ausilii venutigli dal Bramante a tracciar la prospettiva della «Scuola d’Atene» o, tirando in ballo pro- prío il soffitto della «Sala di Psiche» alla Farnesina, stigmatizza la di lui «provata» incapacità a tracciar di scorcio pitture di soffitto. La pole- mica culmina nel riportare, dalla testimonianza di Salvator Rosa, la sconcertante confessione del

Velasquez, «gran sugeto/ del Catolico Re pitor perfeto»: questi non avrebbe esitato a dichiarare, «piasendome esser libero e sincero», che quanto a Raffaello, «stago per dir che nol me piase niente». Torneranno, fatalmente, i «Neoclassici», strenui disce- poli del credo di un Winckelmann nella ricerca del «Bello ideale», a tri- butare il loro ossequio convinto al cinquecentesco pittore del «Par- naso». E senz’altro, nella feconda corrente di gusto, un Maratta, un Mengs - l’«imitatore» per eccellenza nel

grazia, cosi delizio- samente stendhaliana, di «madame»: a suggello, autentica dichiara- zione di deliberato omaggio, poggia sul tavolino, accostata alla mano del marito, una chiara riproduzione a stampa della celebre «Madonna della seggiola». 4 —

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Pagina 46 di 126
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 95 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Segnatura: II 128.050
ID interno: 62077
noto (gratatur reducis), in tutta la parte finale del 1. III in cui si parla del- la sosta a Drepano, di Aceste si tace del tutto (34). Né basta: mentre in I, 195-96 si parla del vino che Aceste, da buon sovrano, aveva donato ai Troiani e in I, 550 lo si ricorda Troiano ...a sanguine clarus, in 1,558 lo si nomina espressamente come re, e durante le gare del 1. V egli si presen- ta con tutta l’autorità di un potente ma savio guerriero, in V, 37 lo si presenta come un selvaggio: horridus

in iaculis etpelle Libystidis ursae. E evidente che questa figurazione di un Aceste primitivo deve rimontare a una prima fase della composizione, di cui i versi del 1.1 costituiscono la rettifica. Essa, insieme col silenzio del 1. III, contribuisce a fissare il carattere di tormentosa incertezza che contraddistingue fmo all’ultimo i 11. III e V. Ma c 5 è di piü. In IV, 427 Didone, benché debba sapere che Anchise è morto e sepolto a Drepano, se ne esce a dire necpatris Anchi- sae einerem manesve revelli

Servio in nota al verso del 1. IV, egli giungeva in ItalÍa; secondo altri egli moriva ad Onchesmo o in Arcadia e Diomede ne avrebbe violato il sepolcro, ma poi, incontrato Enea in Calahria, gli avrebbe restituito le ceneri del padre e il Palladio. Di questa versione sembrano documento al v. 704 del 1. V l’apparizione di Naute, consi- gliere di Enea, che una leggenda voleva consegnatore del Palladio, e Pamichevole ricordo di Enea che Diomede nel 1. XI esprime agli am- basciatori latini. E si noti che

in V, 80-81 Enea dice salvete, recepti /ne- quiquam cineres, a proposito dei resti di Anchise. Ad ogni modo nel mio precedente commento al 1. IV àúYEneide (35) ho concluso che la neces- sità di ammettere la leggenda della profanazione della tomba d’Anchi- se obbiiga a riconoscere Panteriorità di composizione del 1. IV rispetto al 1. III. Tale ipotesi si affaccia possibile anche riguardo ai rapporti con esso dei 11.1 e V, almeno supponendo di quest’ultimo una primitiva diversa redazione, in cui forse si doveva

collocare un incontro fra Enea e Diomede. In ogni caso la sospensione della trama che i tormentosi 11. III e V impongono di postulare è provata dalla strana omissione del nome di Aceste e della prima sosta presso di lui nel 1. III, dal ricordo che Didone fa della profanazione della tomba di Anchise e dalla novità 18

12
Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1990
San Giovanni Bosco = Sankt Johannes Bosco : 1815 - 1888 ; nel 1. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 13 )
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Pagina 41 di 72
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 52 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Soggetto: p.Bosco, Giovanni ; f.Kongress ; g.Meran <1990>
Segnatura: II 128.061
ID interno: 62104
dal popolo, si mantiene sempre fedele al popolo. Piu che andare verso il popolo, egli si sente del popolo. E lascia ai suoi figli una consegna molto chiara. 11 3 aprile 1864, mentre si discute del futuro della con- gregazione, egli dice con vivacità: «Se noi saremo sempre attaccati ai poveri fanciulli, saremo tanquilli. Nessuno avrà invidia di noi, perché dei nostri stracci non sapranno cosa farne». E la sera del 7 marzo 1869, di ritorno da Roma, riferisce ai salesiani le raccomandazioni del

papa Pio IX: «Attenetevi sempre ai poveri figli del popolo. Educate i gio- vani poveri. Non abbiate mai collegi per ricchi e per nobili. Tenete modeste le pensiorti. Non accrescetele mai. Non prendete d’ammini- strare case ricche se educherete i poveri, se sarete poveri, vi lasceranno tranquilli e farete del bene».** Sul piano politico, Don Bosco scelse quella che egli chiamava la «politica del Pater noster» che, ben lungi dal suonare come quaiun- quismo, lo impegnava ail’awento del regno di Dio

, centro focale della preghiera del Signore. E il regno di Dio comporta l’impegno per Pu- manizzazione delle condizioni di vita, poiché è «regno di giustizia, di amore e di pace». «Occorre subito operare una precisazione di metodo - scrive Sa- bino Paiumbieri - distinguendo tra teoria e prassi politica immediata e diretta, e incidenza delle iniziative sociali sul tessuto delle coscienze e dei fermento di un’opinione pubblica circa i suoi orientamenti e comportamenti. È questa la prassi politica

indiretta e mediata dall’a- zione educativa e umanitaria. Certamente Don Bosco non vuole bat- tere il primo sentiero. Anzi, stando a una testimonianza riportata postuma dal vescovo di Cremona, Mons. Bonomelli, egli la escluse chiaramente dal suo programma: <Nel 1848 — è Don Bosco che parla della sua posizione circa quell’anno, caldo di movimenti politici, che si erano insinuati anche tra le file del clero - io mi accorsi che se volea fare un po’ di bene, dovea mettere da banda ogni politica. Me ne sono

sempre guardato. E cosi ho potuto fare qualche cosa e non ho trovato ostacoli, anzi ho avuto aiuti anche là dove meno me l’aspettava> ». La sua tempra di uomo illuminato, duttile e concreto, e soprattutto di amico sincero e chiaro, lo costitui punto di riferimento di molti esponenti del mondo politico. Persino Urbano Rattazzi, il leader della sinistra democratica contrassegnata da un forte anticlericalismo (é lui l’autore della cosiddetta «legge dei conventi», che sopprimeva di colpo gli ordini

13
Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Pagina 41 di 102
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 80 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Segnatura: II 128.052
ID interno: 62090
NOTA BIBLIOGRAFICA Sul problema delle fortifícazioni di Vicenza e, in senso piú largo, su alcuni spe- cifici aspetti della società vicentina tra Quattro e Cinquecento, si vedano F. ZU- LIANI, Le mura medioevali e L. PUPPI, Le fortificazioni della città agli inizi del ’500, in «AA.W., Vicenza illustrata», Vicenza, 1976, pp. 43-49 e 174-178, nonché U. SORAGNI, Vicenza nei Cinquecento, in «Storia della città», IV (1979), pp. 35-64: il tutto inquadrato entro alcune coordinate (pp. 429 sgg.) offerte

dal recentissimo esauriente lavoro di E. FRANZINA, Vicenza, Stona di una città, Vicenza, 1980. Per quanto concerne la complessa figura del Trissino ed il suo «entourage», si può ora benissimo rimandare a AA.W., Convegno di studi su Giangiorgio Trissino, a cura di N. Pozza (Vicenza, 31 marzo -1 aprile 1979), Vicenza, 1980: lavoro esau- riente e fondamentale. Dove, per un incontro piü ravvicinato, vedi specialmente F. BARBIERI, Trissino e Palladio, pp. 191-211. I richiami al regesto palladiano

- dati cronologici e precisazioni filologiche - sono fatti sulla base del «corpus» schedato da L. PUPPI, Andrea Palladio, Milano, 1973, Vol. II. La possibile acquisizione al Palladio di palazzetto Capra, in angolo tra corso Palladio e piazza Castello di fronte a palazzo Thiene-Bonin, è oggetto di un particolareggiato intervento di F. BARBIERI, I disegni di Francesco Muttoni a Chatsworth. Qualche appunto sui disegni muttoniani di Washington: unpossibile aggan- cioperuna ipotesipalladiana?, in «Civiltà

neoclassica nella provincia di Como». At- ti del Convegno (Como 10-14 ottobre 1979), NN. 55-57 di «Arte Lombarda», N.S., Milano, 1980, pp. 219-235 (232-235). I riferimenti alPEstimo di Vicenza 1563- 1564 vanno precisati in D. BATTILOTTI, Vicenza altempo diAndrea Palladio attra- verso i libri delFEstimo del 1563-1564, Vicenza, 1580; e, sulla Vicenza «antica», basi- lare G.P. MARCHINI, Vicenza romana. Storia, topografia, monumenti, Verona, L979. Riguardo alla «Pianta Angelica» ed al modellino votivo

argenteo della città nel Santuario di Monte Berico, i rimandi, per ogni piü completo dettaglio, sono a F. BARBIERI, Lapiantaprospettica di Vicenza del 1580, Vicenza, 1973 e Modello della città di Vicenza, in «AA.VV., Oggetti sacri delsecolo XVInella Diocesi di Vicenza». Ca- talogo della Mostra a cura di E. Motterle, Milano, 1980, pp. 53-57 (scheda 84). Nel cit. Barbieri 1973, p. 48, sono appuntati i principali contributi alla questione del Palladio «urbanista» reperibili alla data; e vi si puó far capo

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Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Pagina 66 di 158
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.053
ID interno: 62091
non solo italiana), inviasse a bottega presso un altro pittore il figlio ancora tra gli otto e gli undici anni, in una età in cui la pratica della bot- tega paterna doveva rispondere ancora perfettamente a qualsiasi esi- genza della sua formazione tecnica. Impensabile risulta del resto che Raffaello si sia allontanato dalla bottega paterna subito dopo la morte di Giovanni Santi, quando l’assenza dell’erede poteva avere gravi implicazioni e comportare la chiusura della bottega stessa. Del resto

il primo documento che riguarda un’opera a noi nota di Raffaello, il contratto di allogazione della pala del beato Niccoló da Tolentino per una chiesa di Città di Castello (dicembre 1500) men- ziona Raffaello come «maestro» e lo indica come capo-bottega in quanto fa precedere il suo nome a quello del piu anziano collaboratore Evangelista da Pian di Meleto (già aiutante di Giovanni Santi). Ma, se si è indotti a mettere in dubbio l’affermazione vasariana circa l’alunnato di Raffaello presso il Perugino

, come si spiegano gli innegabili rapporti tra le opere dei due maestri nei primi anni del Cinquecento? Proprio nel corso dell’ultimo decennio del Quattrocento il Perugino era venuto acquistandosi una fama sempre piu salda e vasta, non solo in Italia Centrale e come maestro favorito dalle grandi confraternite devote, ma anche presso le corti e i centri settentrionali, a Mantova a Venezia e a Milano. Non puó stupire pertanto che Raffaello trovandosi a lavorare per committenti umbri e nella stessa

Perugia abbia rivolto la sua attenzione alle opere di un artista tanto celebrato, il cui linguaggio fígurativo costi- tuiva d’altra parte, una componente fondamentale della «maniera» di Giovanni Santi. Durante tutto il breve corso della sua attività Raffaello manifestó stupefacenti capacità di assimilazione e di «imitazione»: durante i primi anni riprese lo stile del Perugino, pur mantenendo come vedremo un distacco critico rispetto ai modelli del piu anziano artista, al punto ehe, come già osservó

il Vasari, era possibile per molti confon- dere le opere dei due; piú tardi a Firenze scelse come modello soprat- tutto Leonardo e ne studió talmente a fondo le opere da intendere e cogliere persino certi procedimenti disegnativi e inventivi del piu anziano artista. Ugualmente intenso e rawicinato fu, fino ai primi anni romani, lo studio e l’imitazione di dipinti e disegni michelangio- leschi. Impadronendosi del linguaggio del Perugino, nei primi anni di attività, Raffaello puntava tuttavia

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Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Pagina 32 di 102
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 80 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Segnatura: II 128.052
ID interno: 62090
1562 e nel 1576 - si libra la cupola della Cattedrale, «sistemata», su progetto palladiano, in due riprese del 1558 e del 1565, a significare, nella straordinaria «emergenza» del monumento sulle altre costru- zioni cittadine, Pestendersi vittorioso dei propositi riformatorí dal- la piu disponibile sfera «laica» alle piú tenacemente conservatrici ge- rarchie ecclesiastiche. Si osservi, in proposito, che la cupola, visibile, appunto, per la sua altezza - la massima raggiunta da un edificio del

«centro storico» dopo la torre comunale - a larghissimo raggio e, soprastando le frap- poste costruzioni, dalla stessa piazza dei Signori, luogo privilegiato, tra le logge della «Basilica» e le colonne giganti del «Capitaniato», all’azione riformatrice, appare dawero concepita per esercitare un’energica presenza centripeta sullo spazio circostante. Infatti, la sua struttura, a calotta ribassata coronata da una lanterna con cupo- lino, ne contrappone decisa l’organismo centralizzato, pur nella pianta

di considerare co- me ció awenga, ancora una volta, proprio insistendo detta cupola anzi, verrebbe a dire, quasi incombendo precipite, in un preciso punto nevralgico d’incontro delle coordinate longitudinali e latitu- dinale dell’antico, persistente tessuto viario romano. Tuttavia, nonostante il numero e l’importanza dei cantieri aperti e la polivalenza delle loro presenze, il bilancio dell’azione riforma- trice, sullo scorcio di quell’ottavo decennio del Cinquecento che vedrà il Palladio trasferirsi

a Venezia - divenuto «proto» della Re- pubblica dopo la morte del Sansovino - e si concluderà con la morte del Maestro nell’agosto del 1580, sarà ben lungi dal chiudersi come il Trissino prima e la sua «consorteria» e, morto il letterato corifeo nel 1550, l’aristocrazia e la «intellighentia» vicentina poi, raccolte dal 1556 nella fondazione dell’Accademia Olimpica, avevano sperato. Una spia della situazione potrebbe aversi già nel 1565 quando, per l’entrata del vescovo Matteo Priuli, la città che

, ad evidenza, non è ancora come si vorrebbe, sente la necessità di una «riedizione» del precedente «apparato» Ridolfi del 1543: e sia pur allestito con atte- nuata sontuosità, data la rigorosa intransigenza controriformistica 14 —

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Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Pagina 29 di 102
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 80 S. : Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Segnatura: II 128.052
ID interno: 62090
ganico» in senso moderno, impegnato nella ridefmizione urbana; e seguendo proprio le direttive degli assi principali, a maglie, in so- stanza, ortogonali di tipica origine romana, del tessuto stradaíe di una città quale Vicenza, la cui «classica» impostazione non sembra- va richiedere, quindi, alcun radicale sowertimento per collimare con il gusto «moderno» dell’artista cinquecentesco di estrazione trissiniana: semmai, chiedeva soltanto di essere assecondata. Di questa situazione, certo

, occorrerà tener conto, in una con l’indiscutibile fondamento del «pragmatismo» delfarchitetto, vo- lendo spiegare l’irriducibile contrarietà palladiana ad impegnarsi in disquisizioni astratte volte a delineare una ipotetica, ideale, «forma urbis» avulsa da concrete referenze. Tale astratto teorizzare viene evitato perfino nella pur idonea sede teorica del «Trattato» del 1570, non trovandosi in merito nei «Quattro Libri», e precisamente nel terzo, se non una sparsa precettistica, per giunta non

coordinata, sulle vie, i ponti e le piazze. D’altronde, anche là dove tale generica normativa sembra restringersi a piú puntuale verifica, si direbbe che, sempre, in controluce, trasparisca la precisa esperienza dell’«habitat» vicentino. La piazza, vagheggiata al capitolo sedicesi- mo «nel mezo» della città, «accioché» sia comoda «a tutte le parti», e vi si affacciano il palazzo della Signoria con le vicine adiacenti pri- gioni, e la Curia e, «nella parte voita alla piu caida regione del cielo

», conveniente Basilica, ripete e sublima l’ordito della Piazza dei Si- gnori, a Vicenza, con la sua Basilica appunto sul lato a mezzogiorno e le connesse prigioni e, al luogo della Curia, la Loggia del Capita- niato. Tra i ponti esemplificati, due sono vicentini, e di fattura anti- ca romana, sul Bacchiglione e sul Retrone. Ma, soprattutto, nella «strada diritta, ampia e polita», destinata a rendere «bellissima vi- sta», condotta «essendone, ció dal sito concesso», in linea retta da una porta civica alla

porta opposta, é, piu che suggerito, imposto il modello della «strada maggiore» di Vicenza, tesa dal ponte degli An- geli alla porta del Castello, sul vecchio tracciato del «decumanus». Giovandosi di una ricognizione «diacronica» su basi topografi- che, troveremo, dunque, Pattenzione del Palladio concentrarsi an- zitutto ad est del nucleo «storico», laddove, sulla spianata delP«Iso- la», prossima alla confluenza del Retrone e del Bacchiglione - ragion prima, tra Paltro, della specifica ubicazione

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1990
San Giovanni Bosco = Sankt Johannes Bosco : 1815 - 1888 ; nel 1. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 13 )
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Pagina 34 di 72
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 52 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Soggetto: p.Bosco, Giovanni ; f.Kongress ; g.Meran <1990>
Segnatura: II 128.061
ID interno: 62104
in lui del san Filippo Neri; non per nulla egli ammira il fondatore del- rOratorio. <Un santo triste è un tristo santo>, dice il proverbio. Don Bosco, anche nelle prove peggiori, non è mai triste, perché l’altra fac- cia della sua gioia è la sua fede in Dio. Non bisogna dimenticare che il suo aspetto di uomo fortunato e sempre contento sottintende un’abi- lità estrema. In lui c’é un fiuto istintivo delle persone, dei loro segreti disegni, delle loro manovre. E diplomatico quanto uomo d’azione

, attenzione e adattamento a chiunque gli si presentava, ma senza rinunciare alla sua sicurezza interiore, alle sue convinzioni provenienti dalla sua forza d’animo. Intrecciava tenacia volitiva con flessibilità davanti a situazioni cangianti. Sintetizzava ot- timismo sfidante e realismo calcolato, astuzia del serpente e purezza della colomba. Era un uomo cittadino del cielo coi piedi ben piantati sulla terra». Della sua awentura di uomo operatore di storia, tutto cominció nell’autunno del 1841. Fu allora

che arrivó dalla campagna a Torino un giovane prete di ventisei anni. Era stato orfano di padre fin da quando aveva due anni. La sua famiglia era di cultura contadina e po- verissima. II suo chiodo fisso: farsi prete per essere la difesa dei piu m- difesi, cioé i ragazzi poveri. Michele Rua, suo primo successore e oggi beatificato dalla Chiesa, fu uno dei primi ragazzi che egli incontrò in quei mesi. Lasció scritto al riguardo: «Fin dalle prime domeniche andó per la città, per farsi un’idea delle

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Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Pagina 107 di 158
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.053
ID interno: 62091
ARTUR ROSENAUER LA «MADONNA DEL BELVEDERE» DIRAFFAELLO AL KUNSTHISTORISCHES MUSEUM DI VIENNA La relazione tratta in primo luogo della provenienza del quadro, del quale possiamo ricostruire Titinerario fino alla sua origine. Attraverso Taddeo Taddei, per il qualefu dipinto, ed i suoi eredi, giunse in possesso delVArci- duca Carlo Ferdinando del Tirolo e con ció nelle collezioni d’arte degli Asburgo. Un capitolo e dedicato alsoggiornofiorentino di Raffaello (1504-1508), alVinflusso di Leonardo

e Michelangelo e alla questione della cronologia delle sue Madonne. La Madonna delBelvedere a Viennaforma ungruppo con la Madonna del Cardellino agli Uffizi a Firenze e la Bella Giardiniera al Louvre, in quanto si tratta in tutti tre i quadri di rappresentazioni a fi- gura intera di una Madonna inserita in un paesaggio. Un tipo che risale in ultima analisi alla Madonna humilitatis, apparsa a Siena nel 14° secolo, che godette nelcorso del 14° secolo di grandissima popolarità, che peró nel Quattrocento

a Firenzefu ampiamente soppiantato da rappresentazioni di Madonne a mezzo busto, che in seguitoperó, allafine del 15° - inizi del 16° secolo, acquistò nuova importanza. IIpiü antico dei tre suddetti quadri e certamente la Madonna del Belvedere, che e piu fortemente legata, in un modo decorativo, alla superficie delquadro. Ilquadro piu tardo della serie, la Bella Giardiniera, ha un effetto piu fortemente plastico. II San Giovannino, cosi importante per la formazione della classica

composizionepiramidale, non e, in relazione alla rappresentazione di Ma- donne, cosi ovvio come puó sembrare a prima vista. Lo spunto letterario deriva probabilmente dalla letteratura di devozione centro-italiana del tardo 13°-inizi del 14° secolo,pero solo a partire dalVultimo trentennio del 15° secolo il San Giovannino compare in rappresentaziom di Madonne. In questo potrebbe avere esercitato un ruolo importante Leonardo. Un fo- 87

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1990
San Giovanni Bosco = Sankt Johannes Bosco : 1815 - 1888 ; nel 1. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 13 )
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Pagina 15 di 72
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 52 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Soggetto: p.Bosco, Giovanni ; f.Kongress ; g.Meran <1990>
Segnatura: II 128.061
ID interno: 62104
PREFAZIONE Per comprendere l’importanza del contributo sociale di Don Gio- vanni Bosco e la Sua nuova soluzione educativa è utile riandare nel tempo al fine di avere un quadro storico dell’Europa e dell’Italia del- l’Ottocento (sec. XIX) inparticolare intorno ai problemi sociali, poli- tici ed educativi. In Europa si affacciano le correnti socialiste derivate da due eventi storici: la rivoluzione industriale in Inghilterra e la rivoluzione poli- tica in Francia, mentre in Germania «il programma

socialdemocratico dei lavoratori» dava inizio a tutta quella trasformazione sociale ed economica, opposta al liberalismo economico. In Italia, nella prima metà del secolo XIX, si stanno diffondendo le correnti liberali e nazionali, tanto è vero che il liberalismo domina la scena politica italiana e la ricerca pedagogica si rivolge in direzione na- zionale. In Europa e parzialmente in Italia, nella seconda metà del secolo, l’azione del socialismo in difesa dei lavoratori provoca riforme sociali nei governi

europei, mentre la Chiesa cattolica nell’ultimo quarto del secolo, con l’enciclica «Rerum novarum» (1892) del Papa Leone XIII non indugerà a proclamare i diritti dei lavoratori (ponendo le basi di un sindacalismo cristiano) Da questa sintesi storica si deduce che, all’inizio del secolo, l’Italia stava fuori dalle complicazioni europee e non risente le influenze delle correnti socialiste, ma avverte piuttosto l’esigenza della rielabora- zione in unità dei principii della pedagogia e della scuola (come

Ro- smini, Lambruschini, Capponi, Tommaseo e Don Bosco). Tuttavia proprio in quegli anni (1846) in cui il movimento socialista rivendi- cava diritti sociali, Don Bosco, in contrapposizione alla formula «sco- lasticistica» degli Istituti del tempo, fondava il Suo Istituto, la «Societa di S. Francesco di Sales», auspicando una nuova forma di educazione popolare e di «massa», una nuova scuola di umanità e di lavoro aperta «nel cuore della vita popolare e del nascente industrialismo per tutta la gioventu

con l’evolversi della nuova società e in partico- lare con la storia della industrializzazione italiana. Ne è testimone la piú grande Fabbrica Italiana Automobilistica, assertrice del modello e 1

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Libri
Categoria:
Arte, archeologia
Anno:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Pagina 69 di 158
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.053
ID interno: 62091
tività del Pinturicchio nella Libreria si fosse limitata alla decorazione del soffitto e che l’artista, incontratosi con Raffaello a Roma, proprio in tale occasione, conoscendone le già straordinarie doti di disegnatore e «inventore» di storie, gli abbia proposto di collaborare alPimpresa. Di tale collaborazione parla diffusamente il Vasari e ancor oggi cono- sciamo due dei «modelli» forniti da Raffaello al Pinturicchio. Confron- tando il foglio ora agli Uffízi con l'affresco del Pinturicchio

a Siena, possiamo constatare che il Pinturicchio si è attenuto strettamente alla invenzione raffaellesca, apportandovi tuttavia delle varianti e delle tra- sformazioni che appaiono Pesatto contrario delle correzioni che il Sanzio apportava a modelli del Perugino. In particolare mentre Raf- faello sviluppava e rinsaldava la strutturazione spaziale, Pinturicchio tende a ridurla, ad annullare Peffetto di profondità, ad appiattire la nitida scansione di piani dei disegni raffaelleschi. Tutto questo indica

ancora una volta l’esistenza di una netta divaricazione di cultura figu- rativa tra artisti umbri, come il Perugino e il Pinturicchio, e il giovane Raffaello. A Siena è stata collegata anche un’altra opera del Sanzio, general- mete datata intorno al 1503: un dittico in origine costituito dalle due tavolette raffiguranti il Sogno del Cavaliere (ora nella National Gallery di Londra) e le Tre Grazie (ora nel Museo di Chantilly). Nelle due tavo- lette troviamo Raffaello alle prese con un programma

iconografico par- ticolarmente complesso, ricostruito soprattutto da Panofsky e da Wind, che ne hanno individuato le fonti letterarie nel commento di Macrobio al «Somnium Scipionis» di Cicerone e nel poema «Punica» di Silio Italico. II motivo fondamentale è quello ricorrente nell’arte come nella cultura del tempo, del contrasto tra Virtus e Voluptas, inter- pretato peró, nel caso specifico, piú come armonizzazione o «tempera- mento» che come vero e proprio contrasto, sulla scorta del «De Vita Triplici

» di Marsilio Ficino. II dittico, per il quale tra Paltro Raffaello trasse ispirazione da modelli antichi (in particolare dal gruppo delle Tre Grazie che il cardi- nale Piccolomini aveva inviato a Siena nel 1502, mostra che Partista era ormai entrato in contatto con committenti appartenenti agli ambienti del neoplatonismo fiorentino. Un’opera di datazione controversa è PIncoronazione della Vergine, attualmente nella Pinacoteca Vaticana ma in origine dipinta per la cap- pella della famiglia Oddi nella chiesa

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