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Libri
Anno:
1919
Isonzo.- (Guida dei campi di battaglia) ; 2)
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Pagina 173 di 387
Descrizione fisica: VIII, 375 S.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 219.331/2
ID interno: 402921
, dedicato ai Santi Ilario e Tìziano, la cui facciata non è sulla Piazza, ma dalla parte opposta. Da piazza del Duomo, per breve ascesa, si giunge al castello, tutto circondato da una cinta di robuste mura spesse quasi due metri. Sopra la porta d'ingresso era, fino a non molto tempo fa, il Leo ne di San Marco. Di là lo tolse l'Austria regalandolo a] Museo. Nell'interno, seguendo la via centrale delle tre che si presentano appena passato l'arco della porta d'ingresso del castello, si giunge alla chiesetta

di Santo Spinto, che risale al 1 398, tutta deturpata dai successivi ammodernamenti, e poi al castello propriamente detto, dal cui torrione si gode uno splendido panorama. Il castello, che sembra eretto verso il 1000, oggi conserva l'aspetto che gli fu dato da Mas similiano I e poi da Pietro Venier, luogotenente veneto nel sedice simo secolo e dalle successive piccole modificazioni apportate nei due secoli seguenti. Nessun documento parla di Gorizia prima del 1000 d. C, Soltanto i trova tori nelle loro

fedele vassallo, il Patriarca di Aquiieia: « metà del Castello di Salcano e metà di un villaggio che in lingua slava si chiama Gorizia », nome che significa collinetta, forse in riferimento al poggio su cui fu costruito il castello della città. L'altra metà fu donata, sembra, al duca del Friuli, Variente, la cui figlia Ed vige, unica sua erede, si sposò con Marquardo di Eppenstein,

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Libri
Anno:
1919
Isonzo.- (Guida dei campi di battaglia) ; 2)
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Pagina 15 di 387
Descrizione fisica: VIII, 375 S.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 219.331/2
ID interno: 402921
La bella piazzi Vittorio Emanuele, fortunatamente rispettala dagli austro-tedeschi nelle sue meravigliose costruzioni, è una delle più belle d'Italia, con il gioiello del palazzo municipale del secolo XV e in, cui misero Ila loro opera il Sansovino ed il Palladio, con la bella loggia di San Giovanni, dalla torre sormontata, da due mori e i! gran dioso Castello, che signoreggia in alto. Ha avuto però aperta una gran breccia nel suo angolo sud-occidentale, in cui una graziosa casa antica e tutto

l'accesso al porticato. L'erezione fu deliberata nel 1441 e fu scelto, nel 1448, il dise gno' di un udinese: Nicolò Lionello; un solo secolo occorse per la costruzione. Notevolissima fra le decorazioni, la Madonna col bam bino portante il Castello di Udine sulla mano, opera scultoria del ve neziano Buono. Nel 1866 una fuga di gas causò la rovina quasi totale del palazzo, clic fu ri costruito, mediante le generose offerte dei cilladini, sotto la direzione dell architetto Scala. I! Castello era dai 1222

fino al 1420 la residenza dei Patriarchi, ivi fu uccmo Ü Patriarca Giovanni di Moravia per opera di Tristano Savorgnan, il cui padre eia siato' trucidato pei ordine del Patriarca. li terremoto del 1511 rovinò quasi totalmente il Castello, ed esso fu rifatto in forma di palano 1 , iu disegno del Fontana, allievo' del Palladio, e vi presero »tanz» i Luogotenenti della Serenissima che erano succeduti nel 1420 ai Patriarchi. Dalla specola del guardaforo del Castello, è meraviglio« la vista sulle Alpi

. La Chiesa non ha di notevole che il grande angelo ane- moscopio in eine al suo campanile. Nel Castello ha sede anche una ricca pinacoteca,.

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Libri
Anno:
1919
Piave, Cadore, Carnia.- (Guida dei campi di battaglia); 3)
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Pagina 122 di 337
Descrizione fisica: VIII, 327 S. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 219.331/3
ID interno: 402919
dustrie. Gli abitanti vivono estraendo il marmo da alcune cave che sono appunto dette di Castellavazzo. E un marmo rosato e mandor lato che, tanto per la delicatezza della tinta, quanto per la facilità con cui lo si dirozza, viene apprezzato molto dagli intenditori. Castello Lavazzo è capoluogo di un comune comprendente cin que frazioni, con un totale di poco più che 2000 abitanti. Il paese, che è di origine molto antica, come attesta una lapide romana, conta oggi 550 anime. A circa

un chilometro a nord del paese, esiste tuttora una torre triangolare, alla quale si addossano ruderi più o meno conservati; qui sorgeva 1 antico castello, irto di merli e di difese (Castrum Laebatii), primo centro militare romano. Oggi lo lo chiamano Castello della Cordona. Nel 9 dicembre 1511 i veneti, guidati da Giampaolo Manfroni ed aiutati dai bellunesi, seppero in esso resistere contro le for ze soverchiami degli imperiali, condotti da Regendorf, Fu il luogo teatro di fiera lotta, ma Regendorf non

riusci ad espugnare il castello. Uscita da Castello Lavazzo, la strada è scavata in balze di roc cia inaccessibili che strapiombano a picco sul Piave il quale corre tra le ghiaie, rapido e vivace. S'incontra quindi Termine (2,1 - 23,6) E il primo villaggio cadorino. Il piccolo campanile sembra spa rire fra le case. Tutt' intorno cataste di legna s'ammucchiano ordina tamente. L'opera dei tagliaboschi e delle segherie è continua. I tron chi si accatastano divisi per dimensioni, per essere inviati

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Libri
Anno:
1919
Piave, Cadore, Carnia.- (Guida dei campi di battaglia); 3)
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Pagina 81 di 337
Descrizione fisica: VIII, 327 S. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 219.331/3
ID interno: 402919
Poco prima di giungere al paese, si attraversa un ponte che ha una lapide. 1 rampicanti decorano qualche facciata di casa, soprattutto di quelle che, nella costruzione e nelle imposte a sportelloni, rivelano una notevole vecchiezza. Intorno alle mura di San Daniele, si ele vano, a gruppi, ì cipressi. San Daniele è sorto intorno alla chiesa, che fu detta del Castello. La costruì nel 930 il longobardo Rodoaldo. Tra le prime case, non lungi dalla chiesa, nel tredicesimo secolo, ai elevò

il castello. 1 Patriarchi, padroni di tutto il Friuli, furo no anche signori del castello di San Daniele, fino a che Venezia, costituitasi in ter ra ferma al Patriarcato — ormai in decadenza — non l'occupò. I Patriarchi avevano già dato in feudo il castello ai signori del luogo, lascian do tuttavia al paese il diritto di avere la sua comunità, e quindi il suo rappresen tante, nel Parlamento della Patria del Friuli. La comunità di San Daniele si se gnalò sempre per il suo spirito di indipendenza. Nelle

varie guerre contro il Car rarese, contro i conti di Gorizia, essa dimostrò energia ed eroismo. Sono anche ca ratteristiche e ben rispondenti a questo gagliardo senso di indipendenza le vivaci lotte del popolo contro i nobili ed i signori del castello. Venezia, impossessatasene nel 1420, coi suoi statuti liberali fece cessare le lot-

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Libri
Anno:
1919
Introduzione storico-geografica.- (Guida dei campi di battaglia); 1)
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Pagina 149 di 165
Descrizione fisica: 159 S. : Kt.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 219.331/1
ID interno: 402920
S. Marco, monte, 78, 87, 128, 167 S. Margherita (Piave), 682 S. Margherita (Rovereto), 850 S. Maria (Carso), 56, 256, 263, 266, 268 S. Maria (Fehre), 605 S. Maria, castello di, (Thiene), 766 S. Maria Coeli, (S. Maria Zeli) san tuario di, 264, 277 S. Maria, giogo, 27 S. Maria la longa, 61, 65, 105 S. Martino (Aviano), 116, 624 S. Martino, monte (Savogna), 287 S. Martino (Dolomiti), 580 S. Martino (Valle del Brenta), 693 S. Martino, monte (Carso), 57, 96, 120, 123 S. Martino, Pale di, (Dolomiti

di, 26 S. Pellegrino, passo, 33, 566 S. Pellegrino, valle, 64 , 566, 568, 584 S. Pietro (Brenta), 732 S. Pietro (Udine), 31 S. Pietro, canale di (Tolmezzo), 35 S. Pietro dell'Isonzo, 47, 81, 78, 99 S. Pietro al Natisene, 284, 309 S. Pietro di Ragogna, 455 S. Polo (Carso), 45, 74 S. Polo di Piave, 664 , 667 S. Quirino (Pordenone), 116, 624 S. Quirino (Udine), 309 S, Salvatore, castello di, 627 S. Salvatore, Pieve di, 674 S. Sebastiano, cime di, 571 S. Simeone, monte, 344 5. Stefano (Udine), 61 S. Stefano di Cadore

, 33 , 423, 537, 543 S, Stino di Livenza, 95 S. Tommaso, 447 S, Ubertus, castello di, 516 S. Ulderico, 792 S, Valentino, 68 , 84, 33, 58, 170, 211, 215 S. Vito (Carso), 39, 47 S. Vito (Carnia), 388 S. Vito di Cadore, 503 S. Vito al Torre, 101 Sanguarzo, 283 Santo, monte, 41, 84, 85, 91, 93, 128, 152, 174, 177, 179, 182 , 217, 222, 227, 228, 229 , 235 , 241 Santo, convento di monte, 179 Sanzan, 605 Sappada, 423 Sappada, cima, 35 , 425 Sappada, valico, 26 Sarca, 29 Sarca, fiume, 859, 860, 861, 864 Sarca

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Libri
Anno:
1919
Isonzo.- (Guida dei campi di battaglia) ; 2)
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Pagina 351 di 387
Descrizione fisica: VIII, 375 S.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 219.331/2
ID interno: 402921
risorgono e con energie nuove e proprie. Dai Savorgnan che lo avevano in fide commessa, Tricesimo passò, per dodi cimila e novantanove ducati, a Girolamo Montagnacco; nel 1627 per quattromila e ottocento ai Valentin!«, i quali nel 1647 riedificarono il castello, investiti di con tea dalla Serenissima. Nel 1 797 i francesi entrarono in Tricesimo e, come era costume delle armate napoleoniche, portarono, seco gran parte delle opere ivi esistenti. Ameno paese dove, nella stagione estiva, vengono i friulani

a villeggiare. Prima della guerra, anche i triestini amavano trascorrervi i mesi caldi. Conta 2000 abitanti; come capoluogo di comune abbraccia molti villaggi e paesi circostanti, un totale di 5000 anime. Centro essenzialmente agricolo, Tricesimo ha i suoi mercati fre quentatissimi e un movimento commerciale molto attivo e notevole. Il Duomo, le cui porte sono del più puro rinascimento, ha molti quadri ed opere di pregio. Da visitarsi sono pure il castello, la chie sa di Sant'Antonio, la villa Miotto

. Bellissimo è il castello Valentinis a ridosso del paese, su una col lina dominante la strada. Forte di quattro torrioni, tuttora resistenti al tempo, la costruzione è di stile tra il veneto ed il fiorentino, non perfettamente pura, ma molto bella e perfettamente conservata. Poco lungi si eleva una chiesetta dedicata a San Pietro, inerpi cata su un colle, vivace e bianca. Tutt* intorno, sulle piccole colline, sono disseminate ville e case rustiche, senza armonia, ma il paesag gio ne riceve un* impronta

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Libri
Anno:
1919
Piave, Cadore, Carnia.- (Guida dei campi di battaglia); 3)
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Pagina 183 di 337
Descrizione fisica: VIII, 327 S. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 219.331/3
ID interno: 402919
batteva il nemico sulle posizioni del Col di Lana e i forti circostanti devastandoli, quella avversaria — probabilmente dal forte La Corte — sparava verso Laste e valle omonima. Il 7 luglio si iniziava un movimento di nostre colon ne, inteso ad occupare le posizioni del Col di Lana e del Setts ass. Mentre non riescivano le operazioni contro lo sperone Àgai (quota 2100) e contro lo sperone Castello (quota 2200) eseguite dal 52° Fanteria e dal 3° Bersaglieri, altri reparti espugnavano le notevoli

posizioni e trinceramenti sul Col dei Bois e sullo sperone Col di Lana—Castello, 11 26 luglio il 60° Fanteria occupò Pieve di Livinallongo. Dal luglio all'ottobre, salvo piccoli scontri, approcci, tentativi di pattuglie, le azioni non ebbero uno svolgimen to notevole, Il 18 ottobre si occuparono le sommità del Sasso di Stria» i contrafforti del Col di Lana lungo la stra da La Corte, il contrafforte di Ornella e la quota 2249 a nord-est del Sasso di Mezzodì. Il 22 dello stesso mese, il fortino sul

costone Castello e un altro sul costone Agai caddero in nostre mani. Le posizioni del nemico sembravano inaccessibili, Quan do le nostre truppe, con slancio vigoroso, conquistarono il fortino al sommo del costone Salesei (quota 2200 circa) e, il 7 novembre, il Col di Lana, i prigionieri numerosi che caddero in nostre mani confessarono che non avrebbero mai creduto di poter essere snidati dalle cime io cui erano meravigliosamente trincerati e difesi, Fosse impeto, oppure sorpresa, o l una e l'altra

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Libri
Anno:
1919
Piave, Cadore, Carnia.- (Guida dei campi di battaglia); 3)
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Pagina 129 di 337
Descrizione fisica: VIII, 327 S. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Segnatura: II 219.331/3
ID interno: 402919
celilo, che sembra guardi il paese che dette al suo pennello tanta fre schezza dì colori e cosi caldo ardore di vita. La storia del paese è delle più antiche, È certo che risale.ad epoca romana, poiché, oltre ad oggetti rinvenuti che testimoniano le origini lontane, pare che sulla vicina collina di Monlecastello esistesse una vedetta romana (Ar* Catarigum Ca - dubrium) ampliatasi più tardi in castello e rafforzata e migliorata nel decimo seco lo, a! tempo di Ottone I. Durante i primi anni

dell'Evo Mod«*;no, il castello fu tea tro di vicende guerresche combattute fra veneti, cadorini e alemanni. Incendiato e Pieve di Cadore, la casa di Donalo Vecellio (aprile 1917) danneggiato varie volte, durante le lolle sanguinose, fu poi abbandonato a sé stesso e gli elementi finirono per mordere e rovinare tino dopo 1 altro 1 tetti e le mura. Ài principio del diciannovesima secolo, dopo che > francesi, nel 1797 lo a- vevano saccheggiato, bruciando i tetti e smaniei landò la torre, era un cumulo

di rovine, da cui trassero abbondante materiale i Pievani per la costruzione della lo ro parrocchiale e di alcune case del paese. Oggi, sul monte, sorgono, severi e massico. ^Ii spalti di una fortezza moderna che nacque sulle rovine dell'antica. Per la costruzione di questo forte furono utiliz zati anche i materiali rimasti del vecchio castello glorioso. Durante i secoli scom la cittadina, di tipo perfettamente «-adorino, era molto più estesa e ricca di borghi e chiese che oggi non esistono più. Guerre

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