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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 19 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
— 18 — statuto tirolese solo nel 1681 (Voltelini in Festgaben m Ehren Max Biidingers, Wien, 1898, p. 342). Il comune di Caldaro, conferma il D.r Egger, aveva la stessa costituzione e denominazione di regola e di regolarli come i comuni italiani del principato di Trento ( Zeitschrift des Ferdin 3 Folge, 41, p. 265). Da un documento in cui Yamberto di Seio, decano della gastaldia vescovile di Romeno, manifestò con giuramento i fitti spettanti alla stessa nel 1263 (Rep, 9, 5) sembra perfino

die Caldaro fosse unito amministrativamente alla gastaldia di Romeno insieme con Fondo, Ma- . losco, Cavarono e Ronzone. La parrocchia di Caldaro con quella di Eppiano era congrua e patronato del capitolo di Trento ancora nel 1359 e più tardi fino al 1468, finché dopo una lunga lotta venne in possesso dei conti del Ti- rolo (Schneller Friedr., Regesti in Zeitschrift des Ferdin ., Ili, 38, Mi 174, 175, 259 e 268). Nella lista della confraternita di 8. Romedio del 1000 (?) sono ascritti diversi di Caldaro

con quelli della valle di Non (Bonelli, II, 351). Moltissime altre relazioni ci danno. i documenti e confermano che quel comune era italiano. Nel 1189 e 1197 Giacobino di Rocca- bruna ha feudi ed allodi in Caldaro per 800 libi*, veronesi (Kink, Codex vang. p. 86 e 132); nel 1191 Ottone e Giacobino di Caldaro rinuu- ziano ai prati che avevano dal vescovo in luogo detto a „ Scìngo- nam l{ ed alla decima a Corone, per cui ricevono 150 libi*, veronesi (Rep. 61, 2). Così nel 1211 presenti il conte

Odorico di Piano, Gdorieo di Ultimo e Aflelperio Vanga, i due fratelli Arpoto ed Arnoldo rifiutano nelle mani del vescovo Federico i feudi e fitti che avevano in Caldaro e sua pieve, fra i quali il «dosso di 8. Pietro», il molino vicino «al Rivo de Castello», che il vescovo diede al sig. Giovanni Lisolo di Caldaro per 150 libi*, ver. (Rep. 61, 4 e 35). Nel 1214 vi troviamo un «do- minus» Ottone di Telvo, che rinunzia ai suoi beni feudali della casa di Dio di S, Vigilio a favor di suo figlio Giordano

(ivi, 61, 9). I possessi in Caldaro erano molto promiscui con persone dell’alta valle di Non; specialmente ne aveva l'ospizio di 8. Tomaso di Romeno. Nel 1223 in Caldaro 1. d. a «Bodoledo» il comune incarica Rodegerio a dare all' ospizio di 8. Tomaso di Romeno tre piovi di terra ; nel citato Repertorio (48, 2) non ne è indicata la località. Nello stesso anno, Tusa, moglie di Tosone, dà col consenso del marito a Giovanni, rettore di S. Tomaso, una terra in Caldaro 1. d.

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 23 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
, pievano di 8. Pietro, si cambiano i beneficii così, che Ulrico di Caldaro viene trasferito alla pieve dì 8. Lorenzo ed al delicato di Taio; forse ciò non ha alcun significato etnografico, ma è strano che ancora nel 1387 Caldaro venga collocato nel catasto fra le ville della valle di Non, tra Fondo e Livo ( Über gajoriorum tam in valle Anau- niae et Solìs guani plebis Caldarii, Rep. 28,22). Anche la parrocchia di Caldaro ebbe un’ impronta italiana fino* a che il principe territoriale in lotta col

capitolo di Trento riuscì ad ottenerne il patronato. Il Tovazzi {Parochìale Trid. C. 16) dice che già il vescovo Àltemanno la conferì al capitolo di Trento nel 1147,. lo Schneller Feder, asserisce invece che fu Clemente VI ad incorporarla, al capitolo {Beiträge zur G. des B. Trient , Zeitschrift, des Ferd. III 40, p. 275). I parrochi noti sono':' Nolperto (1191), Isenardo, pievano di Dambel e vicario di Caldaro (1242), G-islimberto di Erentonico (1307), Bernardo, che nel 1336 intervenne al concilio

diocesano, e che è detto vicario, perchè vi faceva le veci del capitolo, Bussello di Parma (1353), Cesio di Piacenza (1362) — dopo di questi, i nomi dei parrochi sono per lo più tedeschi, specie dopo che il conte del Tirolo ottenne il pa tronato contrastato a lungo col capitolo di Trento (v. Rep. 46, 38 e NI seguenti). Il Tovazzi (1. c.') scrive che visitò Caldaro ai 21 luglio del 1753 e dice caratteristicamente «comnniòr eins lingua est germanica». Credo che se l’avesse visitato un trecento anni prima

avrebbe trovato come lingua più cornane l’italiana. L’Inama ( Archiv. treni. , XIII, p. 236) parlando d’nn matrimonio civile fra Leonardo e Bàita l’uno e l'altra della nobile famiglia dì Malosco conchiuso nel 1373 riferisce, che fra i beni situati in Caldaro, che la sposa portava In dote al marito uno era alla pontara, uno a. pozo J ) e conciando che «Caldaro difatti era in quel tempo paese schiet tamente italiano, che solo verso la fine del secolo XVI e XVII co i) Illalosco avevano nel 1391 anche

la decima in Caldaro (Codex des., Ili, p. 110 b).

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 18 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
). Il nuovo vescovo visse in buona pace col principe territoriale Enrico, e appunto sotto il suo governo ebbe luogo nel 1322 la con giura contro Enrico di Rottenburgo, dinasta di Caldaro. Vediamo ora se ci riesce di eruire se era proprio vero quello che dicevano i congiurati, che cioè gli abitanti avrebbero avuto migliori condizioni in Caldaro, se vi avessero governato gli italiani sugli italiani. Caldaro, di tutti i villaggi romanici sulla destra dell'Adige fu quello che più a lungo mantenne

la caratteristica nazionale, e questo ce lo dicono i più antichi documenti. Nel secolo IX vi troviamo, come negli altri villaggi romani, nomi di persone, e di luoghi italiani o italianizzantisi malgrado ancora qualche professione di legge longo bardica, come a Termeno, ma il dongobardus» a questo tempo signi fica già etnograficamente italiano. Il vescovo di Trento Udescaleo affidò la difesa della chiesa di S-. Maria di Caldaro ad un Regnardo di Fornace. Vi troviamo i vicini, come nei nostri comuni. Nelle

do nazioni di beni stabili che essi fanno alla chiesa vi sono località ita liane, come a «Zello», a «Murasza», valle «Solana», a la «Zavaia», a «Fontanella», al «Rio», ad «Uro», a «Truzo», ad «Isola», a «Va- tina». E citato un solo luogo tedesco «juxta Enura, qui locus dicitur Wuinench» (Bonelli," II, p. 357). Ci mancano documenti per il tempo posteriore, ma di questo ri portato dal Bottèlli facciamo risaltare che i formanti il comune di Caldaro sono detti vicini , i quali coll’ andar del tempo avranno

mu tato le loro leggi abitudinarie in regole scritte, come altrove, ed adot tarono' poi per il civile e criminale lo statuto del principato di Trento, che vigeva per tutto il principato. È strano che la giurisdizione di Mezocorona, passata al tempo stesso con quella di Caldaro sotto il dominio tirolese di Mainardo II, abbia abbandonato il vecchio diritto trentino per abbracciare il tirolese già verso la metà del 1400 (v. Atti deli i. r. Accad, degli Agiati di Rovereto, II, III, IV, 1896, La lingua nel

Piano del Nos, p. 249 e 250) prima di Caldaro, che adottò lo

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 20 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
— 19 — a «Bodoledo» [ivi, 48, 2); a sua volta Corradino, medico di Santonico, offre e dona in remissione dei suoi peccati alla cappella di 8. Tomaso una terra che aveva in «Bodoledo» (ivi, 48, 2) 1 ). Nel 1230 Liabardino e fratelli, figli del sig. Curazone di Caldaro, 'danno un appezzamento di terreno «cum capalo et pascalo et iuris- 4ictione» al suddetto Giovanni, rettore di S, Tomaso (ivi, 48, 2). Nel 1241 il figlio del suddetto «dominus» Giovanni Bisolo, Guarimberto, è liberato dal vescovo

Aldrighetto dalla scomunica, in cui era incorso per furti da lui commessi (Kink, 1. c. p. 374), Altro «dominus» Nicolò Bisolo venne investito nel 1263 della decima di Curone (Bop. 61, 25). Nel 1247 Sodegerio de Tito, podestà imperiale di Trento, decise una questione fra il comune di Caldaro e quello di Flemme, il qual ultimo aveva diritto di pascolo intorno al lago di Caldaro nei prati di «Sango- nara» e al «Masot». Molti nomi personali italiani contengono gli urbari del capitolo di Trento degli anni 1244

-47 (C. Schneller, Tridenti- nisehe Urlare ecc., Innsbruek, 1898, p. 79 e sgg.) in Eppan e in Cal daro, come Concio de Rubinego, Pizolo, Mazulino, Mazoco, Peregrino, Rubeo de Dosso, Minego, Giovanni di Pasquale, Graziadeo, Piginago, Pezolo, Menego, Bisolo, Anzio, Ianexo ecc. Nel 1282 aveva feudi vescovili in Caldaro un Tridentino del fu Odori co della signora Grisa di Trento, feudi che il vescovo Enrico da Castelmani, in lotta con Mainardo II, diede al fedele Erardo di Zwin- genstein (Rep, 57, 70). Quattro anni

dopo nel 1286 troviamo già capitano in Caldaro il tedesco Enrico di Rottenburgo. In un atto fatto in Caldaro, 8 no vembre del 1286, Coancio del fu Enrico di Arcelo è chiamato gastaldione di Termeno per il signor Enrico di Roattenburg, maestro della curia del signor Mainardo, duca di Carinzia e conte di Tirolo, capitano di Cai- ■darò e di Termeno per il detto signor duca (Rep. 79, 1). Se il capi tano ora era tedesco, la popolazione era e rimaneva italiana. Parla chiaro il seguente documento

: 2 ) *) L’ egr. prof, don Luigi Rosati dice che ciò fu nel 1222 e porta il nome della località i Redoliti», invece che «Bodoledo», ed aggiunge che queste donazioni fanno te' stimonianza dell’importanza che gli abitanti di vai d’Adige attribuivano all’ospizio ■( di 8. Tomaso), la quale proveniva dalla frequente comunicazione con vai di Non per il passo della Mendola e per i molti possessi stabili dell’alta vai di Non su quel di Caldaro e di Termeno. (L'antica chiesa e l'ospìzio di S. Tomaso presso Romeno

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 4 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
Una congiura a Caldaro Il documento die qui si pubblica e si commenta, riguarda un d>o’ le condizioni sociali della valle di Non al principio del secolo XIV; '6880 non solo rispecchia la barbarie e la ferocia dell’ età medio- r evaìe, ma riflette anche le condizioni nazionali della limitrofa riva destra dell’Adige, e dimostra come ancora a quei tempi l’elemento latino od italiano era esteso nella valle dell’Adige ben più di quello che dai più si crede, e che da altri contro la verità dei fatti

si volle negare. Questo documento ci informa di lina congiura tramata nel 1322 da alcuni signori o nobili dell’alta valle di Non uniti a dei possidenti di tei leni su quel di Caldaro. Era diretta contro Enrico di Rottenhurgo, magici de mo del conte del Tirolo, Enrico, duca di Carinzia ed ex-re di Boemia, ultimo dei figli di Mainardo II. La congiura mirava a tor di mezzo il Rottenhurgo per sostituirlo nel possesso della giurisdi zione di Caldaro con un signore italiano, perchè, avendo colà i con giurati

i loro beni, «avevano in uggia la dominazione tedesca in Cal daro, e perchè vi sarebbero stati meglio, se vi avessero dominato gli italiani». Così disse ai suoi giudici Ottolino di Raìna, uno dei principali congiurati. Questa motivazione della congiura, data da uno dei capi in ■condizioni da prestargli piena fede, innoverebbe a ritenere a prima vista che essa abbia avuto un carattere esclusivamente politico, quello cioè di sostituire in Caldaro alla dominazione tirolese-tedesca l’ita liana del

vescovo di Trento. Tale cosa non si ha da credere : i congiu rati erano piccoli possidenti ed essi non avevano mezzi sufficienti per stabilire in Caldaro un governo diverso da quello del conte del Ti rolo, di cui il Rottenhurgo, strapotente feudatario, era come maggior domo il secondo ufficiale o rappresentante. I congiurati non avevano -^Moggio nè esterno, nè interno per rovesciare il governo : il conte Enrico non era in quel tempo (1322) ili lotta con nessuno, se togli che

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 25 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
— 24 Rottenburgo fondò a Caldaro l’ospitale, die conserva ancora il suo ritratto-, unico avanzo della sua grandezza. I Rottenburgo avevano grandi possessi specialmente a Termeno e a Caldaro, chè anzi portavano il predicato «di Caldaro». Enrico IV vi aveva già nel 1337 tanti possessi, che vi potè fare dai relativi redditi un assegno di 2000 marche d'argento (v. il suo testamento in I. A, Brandis, Landeshauptleute Tirols , p. 125). Possedevano castelli e giurisdizioni anche nella parte

meridionale del principato di Trento, ove Giacomo, figlio di Sifrido di Rottenburgo, fu il capostipite di una linea secondaria della famiglia, che possedeva il castello di Segonzano e 1’ ufficio di pineerna del vescovo, le decime a Segonzano, Albiano, Faver, Val da, Grumès, Gratino e Sover colla giurisdizione a Faver e a Fai (Kikk, Codex vang., p. 421). II ramo principale della famiglia era quello di Caldaro, i cui membri portavano il nome avito di Enrico. Avevano feudi nella valle dell Inn e dell’ Adige

, erano maggiordomi del conte di Tirolo, e gli ul timi furono anche capitani del Tirolo, e di Lung' Adige e del princi pato di Trento. Oltre ai feudi vescovili a Termeno e a Caldaro, avevano la giurisdizione di Castelfondo, il castello di Cagno, una torre a Boz zima, decime e diritti feudali in' diversi villaggi dell' alta valle di Non e di Sole. Il castello e la giurisdizione di Castelfondo era il loro mag gior possesso in vai di Non. Non 'si sa quando veramente l’ebbero. L’Äusserer

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 24 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
— 23 — minciò a prevalere sull’italiano l'elemento tedesco nella popolazione, come risulta chiaramente dai registri dei nati, dei morti e dei matri moni, che si conservano in quella parrocchia». I documenti surriferiti ne fanno ampia testimonianza, e così illuminano chiaramente l’asserto dei congiurati contro il signore te desco di Caldaro, il dinasta Enrico di Rottenburgo, e in tal modo la dichiarazione dei congiurati che «si latini dominarent in Caldario melius haberent et melius starent

» ha la sua spiegazione. Molto probabilmente ne ha un’altra, i congiurati cioè, oltre che l’odio nazionale avranno avuto, ma noi dicono, altro motivo di at tentare alla vita del Rottenburgo, forse il desiderio di far bottino dei suoi beni, forse la vendetta. II rapido arricchirsi della famiglia dei Rottenburgo, che già dal 1286, come apparisce di sopra, aveva cominciato a far acquisti in Caldaro, non ci è affatto garanzia di buon acquisto, e usi a certi te stamenti di potenti contemporanei, come a quello

dì Mai nardo II, pos siamo dire che tutta quella serie di messe, di legati ad una infinità di chiese e di monasteri ordinata da uno dei Rottenburgo in un suo testamento solo pochi anni dopo il 1322, cioè nel 1337, sieno di quelle testimonianze, che dicono il rovesciò di quello che vorrebbero dire: anche l'ultimo dei Rottenburgo, Enrico VI, fu uomo orgoglioso, pre potente e crudele. Può essere quindi che il procedere dei Rottenburgo sì in Caldaro, che in Castelfondo, pure giurisdizione vescovile che

di maggiordomi (magistrì curìae , Hofmeister), e molti feudi in modo, che in un secolo divennero la più ricca famiglia tra la nobiltà tirolese, e riuscì poi al principio del 1400 a rivaleggiare collo stesso principe territoriale Federico IV d’Absburgo, il quale seppe però abbattere lo strapotente Enrico VI, ultimo dei Rottenburgo. Questi fu il più potente membro della «lega dell’Elefante» e della «lega all’Adige» insieme col poeta Oswaldo di Wolkenstein. II. suo castello a Caldaro, morto lui, rimase della

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 21 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
desidei de caldario. et percevaldi filii d.ni aldri- geti de campo, et aliis testibus, et Ibique diamola filia henrici mageri de curono et uxor dicti nicolai venditoris sponte laudavit et confir mavit ac ratificavi suprascriptam datam et venditionem dicti vineti ecc. (Seguono le solite clausole come sopra). Ego amadeus d.ni d. imptoris dement, not. interfui, rogatus et scripsi». Basterebbe questo documento per attestare che la popolazione di Caldaro al tempo della congiura era nella massima parte

italiana, perchè l’unico personaggio tedesco nominato nel documento, Enrico, è caratterizzato con teutonicus, come si fa in casi uguali e general mente in tutti i documenti del nostro paese, Esso conferma pure le diuturne relazioni fra l’alta valle di Non e Caldaro. Molti altri documenti portano nómi italiani di persone e di lo calità, e quindi non ci sorprende il trovare nel 1303 un luogo a Cal daro detto a «goraia» (Alberti, Ann. p, 201), nel 1307 un Lazzaro di Marninga che rinuncia ad un maso

in Caldaro loco detto Planicia di sotto, che il vescovo Bartolomèo concesse poi a Nichilino del fu Bertoldo Borzato di detto luogo Planicia, ove si trovava anche la chiesa detta di

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1901
¬Una¬ congiura a Caldaro : (1322)
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Pagina 5 di 39
Autore: Reich, Desiderio / Desiderio Reich
Luogo: Trento
Editore: Seiser
Descrizione fisica: 37 S.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Programma dell'i.r. Ginnasio di Trento ; 1900/1901
Soggetto: g.Kaltern <Weinstrasse> ; s.Verschwörung ; z.Geschichte 1322
Segnatura: II 102.610
ID interno: 234972
, Sì poco potenti congiurati quindi non potevano far nulla contro- il governo del conte. Anche il principe vescovo di Trento, Enrico di Metis, era in pace ed in buone relazioni col principe territoriale ed avvocato della sua chiesa, e quindi non è ammissibile che i congiurati avessero potuto sperare aiuti da questa parte per eseguire il loro- piano di abbattere «la dominazione teutonica» in Caldaro, e, nè dal documento, nè da altra parte si può arguire che avessero altrove o speranze od accordi

. Lo scopo politico della congiura resta quindi escluso. Dai nomi dei congiurati, «fideputanei» li chiama il documento, e dai nomi di quelli che essi avevano incaricato di commettere l’omi cidio del Rottenburgo e dalle confessioni del capo della congiura,. Ottolino di Raìna, risulta chiaro che tanto quelli di Caldaro, che quelli dì vai di Non erano tutti italiani, 6 che il movente prin cipale della congiura era invece nazionale : ad essi importava poco del Rottenburgo come maggiordomo del conte del

Tirolo, essi vole vano piuttosto che la giurisdizione di Caldaro, che era feudo vesco vile di Trento, come quella di Altenburgo, venisse data ad un feuda tario italiano, e non a un tedesco come era il Rottenburgo; ed era perciò che volevano sbarazzarsene. Essendo il Rottenburgo giurisdicente anche in Castellando, può essere che i congiurati abbiano voluto sbrigarsene; anche per questo, ma nessun accenno si trova di ciò. Questo è forse il primo e il più antico conflitto di questo genere av venuto nel

9
Libri
Categoria:
Geografia, guide , Storia , Südtiroler Dorfbücher
Anno:
1991
Vadena : paesaggio e storia
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Pagina 221 di 404
Autore: Tengler, Georg [Red.] ; Kiem, Maria Luise / Red.: Georg Tengler. Con saggi di: Maria Luise Kiem ... Ed. a cura del "Comitato per la realizzazione di una monografia su Vadena"
Luogo: Bolzano
Editore: Casa Ed.Athesia
Descrizione fisica: 395 S. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Commenti: 1 Karte
Soggetto: g.Pfatten ; s.Heimatkunde ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: II 122.101
ID interno: 134910
al Giudizio di Caldaro e amministrati congiuntamente, per modo che da quel momento si parlö solo di Giudizio di Caldaro-Laimburg. In un documento del 1596 e detto: Vadena cosituisce un Giudizio a se stante del tutto particolare anche se incorporato in quello di Caldaro; Piccolongo e Monte, invece, appartengono al Giudizio di Caldaro.» 76 Verso il 1400 Caldaro, unico Giudizio dell'area tedesca, adottö lo Statuto tridentino e lo conservö fino al 1681, quando l'imperatore Leopoldo lo sostitui con

l'Ordinamento tirolese. Nel 1447 Caldaro divenne persino sede del vescovo Giorgio Hack. Fin dal tardo Medioevo gli affari delle varie comunitä erano disciplinati dalle cosiddette Regole, che erano una sorta di Regolamento comunale. Le Regole, composte da 100 articoli, che Caldaro si diede nel 1439 si sono conservate fino ai nostri giorni. Esse disciplinavano la manutenzione delle strade, i mestieri e le professioni, il diritto d'abitazione, il servizio antincendio e quello a protezione delle acque

di Caldaro fecero perö ricorso perche a loro dire era stata ceduta ai Tänzl per una somma troppo esigua e chiesero al principe regionale di poterla riscattare. Evidentemente la comunitä di Caldaro, Laimburg e Vadena dalla somma di 6000 fiorini aveva tratto un inadeguato vantaggio. Ai Tänzl fu anche rimproverato che i loro funzionari si rifiutavano di vendere cereali agli abitanti del luogo, preferendo venderli fuori del Giudizio. 79 1 Caldaresi nel 1525 si lamentarono inoltre perche i giudici, i notai

e i messi giudiziari, da qualche anno non venivano piü nominati, come in passato, col loro consenso. Nel 1534 titolari dell'amministrazione di Caldaro erano sempre i Tänzl . M Essi riscuotevano la «Grande Decima» tramite funzionari. Ai Tänzl subentrarono i Liechtensteiner, i quali furono a loro volta amministra- tori di Caldaro dal 1490 al 1624. Intomo al 1577 la grande decima divenne appannaggio del margravio Giorgio Federico di Brandemburgo (1539-1603). In seguito essa passö alle sorelle Maria

un equivalente di 40 staia di frumento e 1200 uova. 81 Fra i funzionari governativi si annoverano: Adam Teutsch (1577), Hans Leis (dal 1578), Hans Ruedl (1595), il figlio di quest'ultimo Christof Ruedl ed il nipote Hans Ruedl; infine Niklas Greif. Dopo Wolfgang von Liechtenstein l'amministra- zione passö al conte Francisk von Lodron, che su Caldaro nel 1630 ottenne una lettera di pegno. Nel 1644 l'arciduca Karl Ferdinand diede in pegno 1'amministrazione ed il Giudizio di Caldaro-Laimburg, la grande decima

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Libri
Categoria:
Geografia, guide , Storia , Südtiroler Dorfbücher
Anno:
1991
Vadena : paesaggio e storia
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Pagina 219 di 404
Autore: Tengler, Georg [Red.] ; Kiem, Maria Luise / Red.: Georg Tengler. Con saggi di: Maria Luise Kiem ... Ed. a cura del "Comitato per la realizzazione di una monografia su Vadena"
Luogo: Bolzano
Editore: Casa Ed.Athesia
Descrizione fisica: 395 S. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
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Soggetto: g.Pfatten ; s.Heimatkunde ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: II 122.101
ID interno: 134910
viene citato espressamente anche un giudice di Caldaro e Termeno. 57 Solo il 14 novembre 1362 Mainardo III, figlio di Ludovico,diede al maestro di corte Enrico V di Rottemburgo il Giudizio di Caldaro-Termeno assieme alla relativa potestä giudiziaria e alle corrispondenti entrate, quäle pegno per il prestito di 1200 fiorini, nell'intesa che esso sarebbe stato riscattato dal vescovo eletto col suo consenso. Poco prima infatti (4.1.1359) Margherita e suo marito Ludovico avevano ordinato

di restituire la Pieve ed il Giudizio di Caldaro al vescovo di Trento. Questa restituzione riguardava i territori, fra i quali c'erano anche Laimburg e Caldaro, di cui si era appropriato Ludovico di Brandemburgo, e costituiva l'atto di riparazione preteso fin dal 1357 dal papa, quäle prezzo per l'annullamento della scomunica comminata a Margherita e a Ludovico Wittelsbach. Il prezzo del pegno del 1362 risultava quindi formato in parte dall'equivalente del riscatto dei Giudizi di Caldaro e Termeno in pegno

ad Heinrich Campäner ed in parte dal prestito fatto a Margherita, moglie di Mainardo. 58 Nel gennaio del 1363, prima ancora della cessione della regione da parte di Margherita Maultasch, suo figlio il margravio Meinhard III confermö ad Enrico di Rottemburgo tutti i diritti conferitigli da Ludovico di Brandemburgo. 59 Anche dopo il settembre 1363, data di passaggio del Tirolo sotto la sovranitä austriaca, il Giudizio di Caldaro rimase in pegno ai Rottemburgo. Questi, tuttavia, al pari di non pochi altri

nobili locali, dovettero rinunciare a favore del nuovo sovrano Rodolfo IV d'Asburgo a diverse rendite acquisite illegalmente negli ultimi anni di regno di Margherita, fra cui al censo di 640 ettolitri di vino di Termeno. Il vescovo di Trento peraltro nominö Enrico di Rottemburgo suo Capitano regionale. Per via del Giudizio di Caldaro sorse una contesa fra il vescovo ed il principe del Tirolo Leopoldo. La Chiesa di Trento aveva sempre considerato i Giudizi di Appiano, Caldaro-Laimburg ed Enna come

propri feudi imperiali. In un documento del 3 aprile 1391 Enrico V di Rottemburgo dichiarava che il Giudizio di Caldaro gli fu ceduto in pegno per 25 anni dal vescovo Alberto di Trento (1363-1390); tale pegno fu trasformato dal vescovo Giorgio in vitalizio a favore del suddetto Enrico e dei suoi figli. 60 Il duca Leopoldo IV nel 1396 riconfermö ad Enrico V i feudi di Laimburg e Castelchiaro. Secondo Stolz di quest'atto si e conservato solo un frammento. 61 Dal momento che il Giudizio di Laimburg era

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