squadrate, molto simili per forma, tipo di lavorazione e dimensioni, a quelle della nostra testa di ponte. 7 Franz Mair, all'epoca proprietario del Pendler hof, asserisce che queste pietre vennero alla luce negli anni venti del XX secolo, in questo punto - sull'argine dell'Adige presso l'area di deposito - durante i lavori di sistemazione di un orto. 8 Sembra, pertanto, attendibile l'ipotesi che I'Adige avesse trascinato a vaIle la pila del ponte nel 1772, depositandone alcuni resti a breve
distanza. Possiamo, dunque, affermare con una certa attendibilitä, che fino a 200 anni fa, anche sulla riva des- tra dell'Adige vi fossero ancora i resti di una testa 0 pila di ponte romano. Lasciamo agli esperti l'indagine sulla natura delle due opere murarie, se si tratta cioe di due teste di un ponte romano in pietra 0 di due del le pile di un ponte romano in legno. 9 E quasi certo, perö, che la testa/pila di ponte fino ad oggi conservata, fu (ri)utiIizzata come testa di ponte anche dopo
la distruzione del ponte originario. Lo strato di muratura irregolare sistemato sopra gli strati di conci, considerato di fattura posteriore servi a detta degli esperti servi, in epoca piü tarda, da supporto per un ponte in legno. 10 Affermando ciö eviteremo, comunque, di far riferimento ad un solo ponte, visto che in questo tratto dell'Adige la forza distruttiva dell'acqua ha avuto A sinistra: le grandi pietre squadrate della testa di ponte a Steinach, ci rivelano che la struttura e di origine romana
. A destra: le pietre squadrate di una scala presso il Pendler a Foresta. Forse facevano parte dell'altra spalla di ponte sul lato di Foresta. La spalla del ponte romano venne utiliz- zata anche in seguito. In un progetto per lavori di regolazione dell'Adige risalente all'anno 1854, epoca in cui non era ancora nota l'origine romana del pilone, esso viene definito „vecchia spalla del ponte" (pochi anni prima, nel 1846, era stato costruito il nuovo ponte di Foresta, li dove si trova ancora oggi). LAgundo